È amaro, per Confesercenti, il
bilancio dei saldi invernali a Torino: il calo delle vendite
rispetto alla scorsa stagione è del 10% con punte del 15% in
periferia, secondo i commercianti interpellati per un bilancio
della campagna sconti che chiude domani, giovedì 2 marzo. Su
questo esito deludente hanno influito la crisi economica e
l'inflazione. Neppure le temperature miti di questo inverno
hanno giovato, tanto che i prodotti meno venduti sono stati i
capispalla: cappotti, giacconi, giubbotti e giacche fanno
registrare un -20%. Un po' meglio le calzature, per le quali si
riscontrano perdite più contenute con una flessione del 5%.
"È stata una delle stagioni peggiori degli ultimi anni:
subito dopo la pandemia avevamo riscontrato una ripresa, ma
siamo tornati alla calma piatta. Le difficoltà non sono limitate
ai saldi: purtroppo. Negli ultimi tre mesi del 2023 sono
diminuite di almeno il 10%. Molti di noi hanno retto alle
difficoltà soltanto perché non hanno mai cessato di praticare
sconti dal periodo del black friday in poi, ma ciò ha
drasticamente ridotto i nostri guadagni. E' un fenomeno soltanto
torinese: i colleghi di altre città, Milano prima di tutto,
parlano di risultati ben più soddisfacenti dei nostri" spiega
Micaela Caudana, presidente di Fismo-Confesercenti,
l'associazione dei commercianti abbigliamento e calzature.
In poco più di dieci anni a Torino e provincia è sparito un
negozio di abbigliamento su tre. In città erano 2007 nel 2009.
"Questi numeri - afferma Giancarlo Banchieri, presidente di
Confesercenti - confermano l'allarme che abbiamo più volte
lanciato sul pericolo di una progressiva desertificazione
commerciale delle città. Se davvero si ritiene che negozi e
mercati le rendano vive, sicure e attrattive, vanno aiutati
concretamente".
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