La casa di Giulio Regeni al Cairo
venne perquisita almeno tre volte dagli apparati di sicurezza
egiziani. E' quanto è emerso nel corso dell'udienza del processo
a carico di quattro 007 accusati del sequestro, delle torture e
della uccisione del ricercatore italiano nel 2018.
Sentito come testimone Onofrio Panebianco, colonnello del Ros
che ha effettuato le indagini su delega della Procura di Roma,
ha affermato che uomini degli apparati fecero ispezioni anche
quando "Regeni era ancora in vita". "Questi elementi sono
riscontrati", ha detto il teste dalle dichiarazioni di due
testimoni, che hanno raccolto le confidenze del proprietario di
casa di Regeni e dai tabulati telefonici". In base a quanto
ricostruito dagli inquirenti la prima perquisizione risale al 22
gennaio del 2019, tre giorni prima del rapimento del ricercatore
friulano. Un secondo sopralluogo sarebbe avvenuto il 28 gennaio
quando Regeni era già nelle mani degli agenti dei servizi e
infine un terzo episodio sarebbe avvenuto il 30 gennaio quando i
genitori di Regeni erano già in Egitto per cercare il figlio e
alloggiavano proprio nell'appartamento di Dokki.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA