"La sofferenza è diventata
intollerabile parlo con un filo di voce, non riesco nemmeno a
tossire, non sono autonoma in nulla. Ogni giorno il dolore
fisico è indescrivibile". Lo ha detto oggi Martina Oppelli,
triestina di 49 anni, tetraplegica, che chiede il suicidio
medicalmente assistito.
"Non ce la faccio più. Dal 2012 ho bisogno di una persona che
faccia tutto per me. Sofferenze e dolori sono enormi. Quello che
ho vissuto non dovrebbe provarlo nessuno. Non sono una suicida.
Sono esausta. Esaurita, sono satolla di vita", ha proseguito,
intervenendo durante una conferenza stampa promossa
dall'associazione Luca Coscioni, dove ha raccontato la sua
storia e il suo lungo percorso di dolore. La sua richiesta, al
momento, non è stata accolta dall'azienda sanitaria. Da qui la
lotta per chiedere l'accompagnamento al fine vita. Se non sarà
possibile in Italia la donna si è detta già pronta ad andare in
Svizzera.
Dall'associazione Coscioni è stato sottolineato che "Martina
ha preso ha decisione di porre fine alle proprie sofferenze e di
avvalersi della possibilità di ricorrere al suicidio
medicalmente assistito. Grazie alla sentenza 242 della Corte
Costituzionale, conosciuta come sentenza Cappato, nel nostro
Paese oggi abbiamo una sentenza che ha valore di legge. A
Martina però non è stato consentito il diritto di seguire la sua
volontà. Ci siamo rivolti alla magistratura e confidiamo nella
decisione che ci sarà a breve".
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