"Gorizia e Nova Gorica appartenevano a mondi politici diversi e, anche se avessero solo 10 abitanti, per quello che hanno fatto, sarebbero già abbastanza simboliche". "Devono far capire che il mondo può cambiare anche nel bene, non solo nel male". Ne è convinto Romano Prodi, che oggi, in un'intervista a Il Piccolo e Messaggero Veneto, parla di Europa e allargamento, mentre le due Gorizie si preparano a diventare capitale europea della cultura nel 2025.
Con le crisi in Ucraina, Gaza e Mar Rosso "è doppiamente importante" diffondere questo messaggio, insiste Prodi, "perché è un controcorrente. C'è la guerra, ma ci sono anche popoli che, anziché massacrarsi tra loro, si sono uniti. Oggi è simbolicamente importantissimo far vedere come l'Ue abbia creato pace al suo interno. Poi si va verso le elezioni europee. La gente capirà che l'Europa ha reso possibile tutto questo".
Il confine di Gorizia, ricorda l'ex presidente della Commissione Ue, fu il primo confine con filo spinato che vide, durante gli anni dell'università "tra il 1959 e il 1961". Nel 2004 poi ne celebrò la caduta quando la Slovenia entrò in Ue.
"Ho sempre ritenuto che l'ex Jugoslavia e l'Albania facessero parte dell'Europa - conclude Prodi parlando di allargamento - siamo molto in ritardo per le lungaggini nei negoziati provocate dalla Francia con l'Albania e la Macedonia. È un processo che deve andare avanti. Non vi è nessun ostacolo poiché sono paesi che non hanno un peso economico così grande da creare turbamenti o problemi. Certamente devono essere accompagnati da un cambiamento delle istituzioni europee, ma questo doveva essere fatto con l'allargamento del 2004", "invece non è avvenuto".
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