Oggi sono passati due anni da
quando A, l'enorme e costosissimo yacht dell'oligarca russo
Andrey Melnichenko, è stato bloccato nel golfo di Trieste per il
congelamento dei beni russi da quando è cominciata l'invasione
dell'Ucraina.
Nella notte tra 11 e 12 marzo 2022, gli uomini della Guardia
di Finanza salivano a bordo del Sailing Yacht A, lo yacht a vela
più grande al mondo disegnato da Philippe Starck, in
manutenzione nell' Arsenale di Fincantieri, e provvedevano al
congelamento amministrativo. In altre parole, il bene veniva
sottratto alla disponibilità del proprietario e sottoposto alla
gestione e al controllo diretto da parte dello Stato italiano,
responsabile di ogni spesa di mantenimento. Una gestione che,
secondo quanto ha stimato Il Piccolo, finora sarebbe costato 18
milioni di euro. D'altronde, il trialbero vale 530 milioni di
euro, una cifra congrua per un miliardario (di origini
bielorusse) che vanta un patrimonio da oltre 21 miliardi di
dollari.
Sulla vicenda pende una vertenza giudiziaria: Melnichenko
sostiene che lo yacht non è di sua proprietà ma di un trust
gestito da un fiduciario indipendente, che con lui non avrebbe
alcun rapporto. Dovrebbe essere la Corte di giustizia europea a
pronunciarsi: è a quell' organismo che il Tar del Lazio -
davanti al quale è stato impugnato il congelamento disposto
dallo Stato - ha infatti chiesto un parere pregiudiziale
nell'aprile 2023.
Intanto, nel golfo di Trieste si staglia la linea moderna e
spigolosa dello straordinario yacht, protetto da un'ordinanza
che impedisce a qualunque mezzo di avvicinarsi.
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