Oltre 200 foto, rigorosamente
bianco/nero, degli immensi panorami amazzonici, e dei Yanomami,
i Kuikuro, i Waurà immortalati nelle faccende quotidiane o messi
in posa. Nella sala scura del Salone degli Incanti, risplende la
luce delle foto: è l'universo di "Amazonia", la mostra che sarà
inaugurata oggi dal suo autore, Sebastiao Salgado, curata da sua
moglie, Lelia Wanick, e con le musiche originali di Jean Michel
Jarre.
Il grande fotografo brasiliano ha viaggiato in Amazzonia per
sette anni, vivendo con le 12 tribù immortalate, poi ha fatto di
queste sue foto un messaggio planetario per mostrare la potenza
della natura ma anche la sua fragilità e lanciare un monito al
genere umano sui pericoli della distruzione di questo
ecosistema. E, supportato da illycaffè e Zurich, ha avviato una
serie di progetti di difesa dell'Amazzonia.
La mostra, estesa su 2mila metri quadri, ha al centro tre
"ocas" (baracche): ricostruiscono l'ambiente indigeno. E' già
stata a Milano e a Roma, e, prima, negli Stati Uniti e altri
Paesi.
Salgado si è soffermato sul privilegiato rapporto che Trieste
ha con il Brasile, dove è nota. In città un tempo c'era
"l'Istituto brasiliano del caffè attraverso il quale il Brasile
convogliava le esportazioni di caffè ed era base commerciale
verso i Paesi dell'Est".
Per l'assessore comunale alla Cultura, Giorgio Rossi, la
mostra "ci interroga, è un percorso accidentato, bisogna stare
attenti a non toccare questo o quello, a non fare del male agli
altri".
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