"La comunicazione della scienza è
fondamentale per creare un rapporto di fiducia" e allo
scienziato comunicatore "servono strumenti tecnici ed emotivi"
per assolvere al suo ruolo, in particolare "serve non mettersi
in cattedra, altrimenti si rischia di mettere a repentaglio il
rapporto di fiducia" con il destinatario. Ne è convinto il
direttore della Scuola internazionale superiore di studi
avanzati, Andrea Romanino.
In occasione dell'avvio del convegno nazionale di
Comunicazione della scienza, oggi a Trieste, e dei 30 anni del
master in Comunicazione della scienza "Franco Prattico" promosso
dalla Sissa, Romanino ricorda come "negli ultimi anni, anche a
seguito della pandemia, abbiamo visto quanto sia importante la
scienza per prendere decisioni informate. E' cruciale dunque
comunicarla, in quanto patrimonio di tutti" e utile: "tutti noi
facciamo scelte, ogni giorno, ed è importante che siano basate
sui fatti. Il ruolo della scienza non è indirizzare le scelte ma
predire le conseguenze delle opzioni, dei pro e contro". "Gli
scienziati che si mettono in gioco" per comunicarla "possono
farlo con la giusta umiltà, sapendo che la scienza ha dei limiti
e sapendo che non è l'opinione del singolo che fa la scienza ma
il consenso della comunità scientifica".
Dal convegno, osserva il direttore del master 'Franco
Prattico', Nico Pitrelli, "sta emergendo che gli scienziati
possono migliorare la comunicazione e su questo si sta facendo
molto, rispetto al passato, a livello di sistema: sono aumentati
i corsi di comunicazione della scienza a tutti i livelli della
formazione e soprattutto nelle prime fasi della carriera. Questo
è un segno della consapevolezza che gli scienziati devono
imparare a comunicare non in modo episodico", ma sapendo che "è
un'attività che richiede strategia, risorse e competenze. Il
rischio, senza una corretta comunicazione, è che la scienza sia
fortemente fraintesa".
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