Grazie all'odierna riattivazione
di alcuni dispositivi elettronici del Piancavallo (Pordenone)
che erano in manutenzione - ma che avevano in memoria i dati dei
veicoli in transito - è stato ricostruito l'intero itinerario
percorso, nella notte tra sabato e domenica, dalla Fiat Punto
nera su cui si trovavano i due ragazzi veneti scomparsi.
L'ingresso in territorio friulano è avvenuto dalla zona di
confine con il Veneto, a Caneva. Pochi minuti dopo, il passaggio
dell'utilitaria è stato registrato dai dispositivi di lettura
targhe di Polcenigo. Il veicolo - si è appreso oggi - ha
proseguito fino ad Aviano, per risalire agli oltre mille metri
della stazione turistica del Piancavallo. Da lì, seguendo una
strada secondaria - e poco conosciuta, la direttrice tramite
Montereale Valcellina, la più consigliata dai navigatori
satellitari - l'auto è scesa a Barcis, percorrendo l'arteria
lungolago e poi transitando lungo l'intera Valcellina, passando
per Claut e Cimolais. L'ultima registrazione è quella in uscita
dalle gallerie del Vajont, tra Erto e Casso e Longarone
(Belluno). Quest'ultima è una zona particolarmente impervia
caratterizzata da orridi di notevole altezza. Da quelle località
la Punto è tornata in Veneto per proseguire nel Bellunese.
Gli investigatori stanno cercando di capire per quale ragione
il conducente della vettura abbia scelto un itinerario così
tortuoso: se la meta fosse stata sin da subito la provincia di
Belluno, invece di proseguire verso Caneva l'utilitaria, in
pochissimi minuti, e viaggiando comodamente in autostrada,
avrebbe raggiunto la medesima località in meno della metà del
tempo impiegato.
Per verificare la presenza dell'auto o di sagome nei dirupi o
nel lago, nella giornata odierna la Valcellina è stata sorvolata
da un elicottero dei Vigili del fuoco decollato da Mestre.
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