La Valle dell'idrogeno del Nord
Adriatico in sei anni di tempo si propone di arrivare a una
produzione di 5mila tonnellate di idrogeno rinnovabile all'anno
in Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Croazia, con uno scambio di
almeno il 20% fra i tre territori e il coinvolgimento di 37
diversi partner tra pubblico e privato. I dati sono stati resi
noti oggi a Trieste dagli assessori regionali al Lavoro, Alessia
Rosolen, alle Attività produttive, Sergio Emidio Bini, e alla
Difesa dell'ambiente, Fabio Scoccimarro, durante la seduta della
II Commissione consiliare, con componenti della IV e della VI,
che ha ascoltato in audizione i portatori di interesse sul
progetto North Adriatic Hydrogen Valley.
Tra questi, i rappresentanti di Consorzio Maniago, Università
di Trieste, Coselag, AcegasApsamga, Acciaieria Bertoli,
Confindustria Alto Adriatico, Area Science Park, Uil e in
videoconferenza Cts H2, Snam spa, Fondazione Bruno Kessler, Tpl
Fvg, Apt, Associazione Italia solare, Ordine ingegneri, Ati e
Faber acciaierie.
Rosolen ha ricordato che l'Unione europea "investirà tra gli
80 e i 120 miliardi e il governo nazionale ne metterà altri tre
e mezzo, quindi la Regione investe su un progetto già
condiviso".
Nel dibattito in aula si è parlato di benefici e conseguenze
legate al progetto, di infrastrutture necessarie e di scenari
futuri. Tra i portatori di interessi intervenuti Elisabetta
Michieli di Confindustria Alto Adriatico ha sottolineato che
"l'idrogeno è un vettore strategico per garantirci la sicurezza
energetica: appoggiamo questo progetto perché è lungimirante".
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