(di Silvia Lambertucci)
MASSIMO OSANNA, POMPEI IERI E OGGI,
TRECCANI, PP.304, EURO 70 Un ciondolo, una chiave, un sacchetto
di monete, una brocca. Nella meraviglia di una visita a Pompei,
sono talvolta proprio gli oggetti a colpire la nostra fantasia,
capaci di emozionarci anche più di un edificio monumentale o di
un'opera d'arte. Forse per un senso di prossimità, perché si
tratta in gran parte di cose incredibilmente simili a quelle che
ancora oggi affollano le nostre case. Ma anche perché dietro
ognuno di quei manufatti, accanto a ognuna di quelle chiavi,
alle monete, alle stoviglie d'uso quotidiano, possiamo
ritrovare, almeno in parte, le storie dei loro antichi
proprietari. Pezzi di vite comuni cancellate venti secoli fa
dalla furia del vulcano e nello stesso tempo consegnate
all'eternità, se pensiamo che dalla sua 'riscoperta' nel marzo
del 1748, parte di quelle esistenze sono in qualche modo tornate
alla luce, "raccontate" dai piccoli gioielli che nei secoli gli
sono rimasti accanto, piuttosto che dalle pentole sopravvissute
nelle cucine, gli attrezzi da lavoro, quelli per la cura di sé.
Persino i corpi delle persone, i volti straziati dalla paura,
sono riapparsi a Pompei, "rapiti alla morte" dalla magia dei
calchi di gesso. E proprio il ragionamento sul valore
relazionale degli oggetti, sulla loro capacità a volte di
"scardinare il tempo" e sul loro ruolo nella fascinazione che da
secoli esercita Pompei sui visitatori di ogni dove, è un po' il
filo conduttore tra i tanti, intriganti, spunti di riflessione
che emergono dalle pagine densissime di "Pompei ieri e oggi", di
Massimo Osanna per Treccani con le foto di Luigi Spina e
l'introduzione di Massimo Bray. Un viaggio nel sito
archeologico più famoso al mondo che dai primi pioneristici
scavi dell'ingegnere militare spagnolo Roque Joaquin de
Alcubierre, passando per le rivoluzioni operate da grandi
funzionari dello Stato come furono Fiorelli, Spinazzola e
Maiuri, arriva fino ai giorni nostri con le scoperte e gli studi
legati al Grande Progetto di cui l'autore, archeologo e docente
universitario oggi alla guida della direzione nazionale musei
del Mic, è stato direttore negli anni topici della sua
realizzazione. Un viaggio dal passato al presente, che si
sofferma sul concreto e sulle storie. Ma che ad ogni pagina ci
invita a fermarci e a pensare, ad andare oltre il semplice luogo
archeologico. L'assunto di partenza d'altronde è proprio questo:
la città antica oggi deve essere considerata nella sua
complessità e nella molteplicità delle sue possibili chiavi di
lettura, non una ma mille Pompei, scrive Osanna, "tante per
quanto diversificati sono i suoi pubblici, i suoi fruitori, i
suoi addetti e per quanto diversi sono i personaggi che se ne
sono occupati in passato". Un luogo fisico, dunque, che è anche
uno spazio della storia e della mente e che "nei secoli si è
caricato di un valore immateriale grazie a tutti quelli che ne
hanno tratto ispirazione", da Canova ai Pink Floyd, per citare
l'autore, passando per Leopardi, Proust, Picasso, persino Le
Corbusier che dall'organizzazione degli spazi ai giochi di luce,
prese spunto per le sue architetture. Un'intera città -anche
questo ne fa la meraviglia- con una forma urbanistica che
inevitabilmente con le sue case, i vicoli, le scritte sui muri,
ci restituisce ancora una volta uno straniante senso di
prossimità. E che nello stesso tempo si presta a diventare
metafora della nostra umana condizione "e dei suoi
contraddittori e plurimi valori", capace di apparire
'contemporanea' ai visitatori di ogni generazione.
In sette capitoli, mirabilmente accompagnati dalle immagini di
Spina, il racconto si fa storia, aneddoto, citazione,
riflessione. Ripercorre le vicende degli scavi, illustra le
ragioni e i risultati del poderoso lavoro di squadra che dopo la
stagione dei crolli ha portato al successo il Grande Progetto,
si addentra in alcune delle ultime scoperte, dalla Casa del
Giardino dove un armadio ha restituito un particolarissimo
tesoro di piccoli amuleti, alla Casa di Orione con i suoi
affascinanti tappeti musivi che proprio grazie all'impegno
multidisciplinare, hanno trovato una loro decifrazione. Un
viaggio che dal passato al presente del sito archeologico forse
più celebre al mondo arriva a porre lo sguardo sul futuro,
diventa una riflessione e in qualche modo manifesto
programmatico - visto il ruolo dell'autore alla guida dei musei
di Stato- sulla necessità di fare di tutti i nostri musei e
parchi archeologici dei luoghi di comunicazione e di
trasmissione del sapere "luoghi della conoscenza, ma anche del
diletto e dell'emozione", sottolinea Osanna, superando "un
concetto statico di conservazione fine a sé stessa" per offrire
ai tanti diversi pubblici che affollano oggi i luoghi della
cultura "gli oggetti con la loro biografia, le loro storie, i
loro significati". E in un momento in cui l'Europa e il
Mediterraneo sono di nuovo teatro di guerre, violenze,
divisioni, anche un luogo da cui partire per ragionare "sul tema
delle radici comuni, italiane ed europee, del nostro senso di
appartenenza, ad una tradizione che condiziona ancora la nostra
contemporaneità"
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