Due secoli di storia per un'azienda del vino che dal 1824 in Sicilia ha saputo portare avanti innovazione agronomica e imprenditoriale nel segno della ricerca scientifica nonché della bellezza paesaggistica, in un felice alternarsi di conduzioni nobiliari, anche al femminile, di pubblico e ora a guida di privati, la holding Illva Saronno.
Così si presenta Duca di Salaparuta che a Palermo prima, nei saloni dorati di Palazzo Alliata di Villafranca, ad aprile al Vinitaly e poi a Bagheria con un docufilm in uscita a ridosso dell'estate, celebra i primi 200 anni di viticoltura portando al debutto un Nero d'Avola Tenuta Suor Marchesa 2021. "Quest'anno Duca di Salaparuta compie 200 anni, un'occasione importante - ha sottolineato Aldino Marzorati, Ceo Illva Saronno, a margine di una degustazione guidata di sette vini aziendali - per raccontare non solo i nostri vini ma tutta la bellezza di un terra che ha ispirato grandi artisti a portare i colori della Sicilia nel mondo. Nella nostra storia si rincorrono scelte imprenditoriali volte a cercare il nuovo, un elemento ancora vivo oggi grazie a persone che hanno dentro il fuoco della passione per il lavoro in vigna e in cantina. Questo è però anche, e soprattutto, un momento per parlare del futuro della nostra Azienda che sarà fatto - ha annunciato - di investimenti e di crescita, non solo in termini economici ma di valore della nostra presenza sul territorio". Una presenza che si riflette anche nei dati di mercato: la Regione in cui siamo più presenti, fa sapere l'azienda vinicola Duca di Salaparuta, è senza dubbio la Sicilia (soprattutto Palermo e Catania), che rappresenta il nostro focus principale. Seguono la Lombardia (Milano) e il Lazio (Roma). Per Duca di Salaparuta il mercato principale è sempre stato l'Italia, con una proporzione più o meno costante negli ultimi cinque anni del 80% Italia, e 20% estero col Giappone primo mercato di sbocco, seguito dagli Usa e la Svizzera.
L'idea, nel progetto di comunicazione illustrato dal direttore delle cantine Roberto Magnisi, è quella di raccontare un lungo percorso di impresa che ha trovato linfa, come ha peraltro ben evidenziato lo storico Rosario Lentini, negli scambi culturali con altri distretti vinicoli dalla Toscana alla Francia e quindi nella conoscenza dei vini e mode di consumo straniere per poi mettere radici in una fertile territorio di creatività, Bagheria, con sublimi espressioni in campo pittorico, cinematografico e fotografico e che di queste arti vestirà le nuove etichette dei vini di tenuta ispirate a opere del pittore Renato Guttuso e del fotografo Mimmo Pintacuda.
"L'enologo non è mai sazio - ha concluso Magnisi - e il nostro desiderio con questo progetto è di abbracciare il domani attraverso la condivisione del nostro terroir, enoico ed eno-culturale, in un corale abbraccio di tutti i contrasti della Sicilia a cementare il legame tra passato e presente".
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