"Il mercato dei vini low alcol e no
alcol è un settore in espansione, su cui alcuni italiani hanno
investito. Ma in Italia dobbiamo adeguare la normativa come
hanno fatto altri paesi Europei, che stanno conquistando
vantaggio su di noi". E' l'appello che arriva da Unione Italiana
Vini durante la presentazione dei dati sulle previsioni della
vendemmia, tenutasi al Masaf.
"Su questo settore - ha detto Paolo Castelletti, segretario
generale di Uiv - non è competitivo con il mondo del vino
tradizionale, ma complementare, c'è da anni uno stallo
inspiegabile. Chiediamo al ministero della Sovranità alimentare
di giocare ad armi con altri paesi che stanno investendo su
questo".
Il processo di dealcolazione è stato introdotto nell'Unione
Europea con il regolamento 2117 del 2021. Ma "il testo unico del
vino in vigore in Italia non contempla il vino senza alcol,
quindi andrebbe aggiornato. Il mercato c'è", ha spiegato
Castelletti. E "potenzialmente non è solo quello del mondo
islamico, quello di persone con particolari condizioni di
salute, ma anche quello degli Stati Uniti, dove questi prodotti
vanno per la maggiore o di Paesi come l'Irlanda, che hanno
introdotto etichette su vino".
"Non lasciamo - ha concluso Castelletti - che i produttori
italiani vadano all'estero a produrre vini dealcolati e non
lasciamo il settore in mano all'import di questa tipologia, come
oggi accade".
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