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La milanesità contemporanea dell'Antica Osteria Cavallini

La milanesità contemporanea dell'Antica Osteria Cavallini

Il nuovo corso è un punto d'incrocio con i sapori dello Stivale

MILANO, 04 luglio 2023, 11:21

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Un tempo era il ritrovo della milanesità più verace. Oggi l'Antica Osteria Cavallini di via Mauro Macchi 2 marca il segno dei tempi, del ruolo centrale e poliedrico della città come punto di incontro di cucine, che insieme, costruiscono quel ponte tra memoria e futuro fatto di un'Italia che si ritrova "nel piatto della capitale lombarda".
    Carpaccio di Chianina a fianco dei gamberi di Mazara del Vallo, con una puntata in Valtellina da cui proviene la bresaola di Giò Porro: e al centro, ovviamente, ancora il risotto giallo con pistilli di zafferano e Parmigiano Reggiano invecchiato 36 mesi, ma anche uno dei piatti-firma del ristorante, come i tagliolini "Cavallini" nella combo golosa di tartufo nero e profumo di acciughe.
    Insomma, pronti-via con un giro d'Italia che inizia a tavola percorrendo la direttrice nord-sud, isole comprese. Milano riappare poderosa anche con l'ossobuco (proposto con il risotto o con il purè) e con la canonica cotoletta con l'osso di regola.
    Ma, ancora in altalena tra classico e contemporaneo, su quest'ultimo versante c'è attenzione per le nuove filosofie del mondo carnivoro, in particolare per la sashi finlandese resa in Fiorentina e con 30 giorni di dry-age.
    90 anni vissuti al passo coi tempi, quindi, dall'apertura che rimanda al lontano 1934 (lo chef Settimo Cavallini e la moglie Adele aprirono la vigilia di Natale di quell'anno, reduci da un'esperienza in Francia). A continuare la tradizione fu poi il figlio Carlo, cui succedette Settimio (stesso nome del nonno) che passò poi il testimone a Joseph Gaphios. Con un'attenta ristrutturazione, il locale ha conservato l'atmosfera dei bistrot dei primi del '900, e ha enfatizzato i raffinati dettagli déco che lo caratterizzano. Ci si può imbattere in eleganti sospensioni a forma di boules, appliques a foglia e persino una vecchia cabina telefonica in bachelite nera. Il pavimento, decorato con piastrelle bianche e nere, dona ulteriore fascino all'ambiente.
    Ma la vera attrazione del locale è un ampio giardino d'inverno, dotato di un tetto mobile che si apre e si chiude a seconda delle condizioni atmosferiche. Ciò che lo rende unico a Milano è il riscaldamento a pavimento, che consente di godere di questo spazio tutto l'anno. Questo giardino d'inverno, con la sua cascata di piante verdi e luci, richiama le serre del tardo 1800.
    Oggi uno dei punti forti è proprio il suggestivo il giardino interno, ornato da orchidee colorate, gardenie e piante di limoni che ricreano un'atmosfera accogliente e regalano un po' di verde in pieno centro a Milano, riprendendo il tema del giardino all'italiana. Da non perdere, tra i loro dolci, lo zabaione sifonato freddo, con una base di moscato di Pantelleria, nato dieci anni fa dalla collaborazione a quattro mani tra Claudio Sadler e Silvano Allambra. Viene servito accompagnato da lingue di gatto fatte in casa.
   

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