/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Xylella: in Puglia con una pianta di caffè del Costa Rica

Xylella: in Puglia con una pianta di caffè del Costa Rica

Studio con Cnr pubblicato su Nature. Entrata nel 2008

ROMA, 01 marzo 2022, 19:27

Redazione ANSA

ANSACheck

Xylella: in Puglia con una pianta di caffè del Costa Rica - RIPRODUZIONE RISERVATA

Xylella: in Puglia con una pianta di caffè del Costa Rica - RIPRODUZIONE RISERVATA
Xylella: in Puglia con una pianta di caffè del Costa Rica - RIPRODUZIONE RISERVATA

È su una pianta di caffè arrivata nel 2008 dalla Costa Rica che il batterio Xylella fastidiosa ha fatto la sua prima comparsa in Italia, per adattarsi successivamente agli ulivi in Puglia, finendo per uccidere milioni di piante. A confermare l'ipotesi della provenienza del killer degli ulivi è uno studio condotto da scienziati in Italia, Francia e Stati Uniti pubblicato sulla rivista scientifica 'Nature', a cui ha partecipato la ricercatrice italiana Maria Saponari del Cnr-Ipspi di Bari. Sotto la lente anche alcuni tratti genetici che potrebbero aver aiutato il batterio a diffondersi. "Xylella fastidiosa è un patogeno invasivo che può infettare almeno 595 specie di piante - spiega Saponari - scoperto in Europa nel 2013 provoca il cosiddetto Complesso del disseccamento rapido dell'olivo (Codiro), che fa seccare foglie, ramoscelli e rami, uccidendo rapidamente la pianta". Il nome fastidiosa deriva dalla difficoltà di coltivarla in laboratorio, contrariamente a batteri come l'Escherichia coli; ecco perché all'inizio dell'epidemia è stato difficile dimostrare che il batterio fosse la causa della morte degli alberi.

Tra il 2013 e il 2017, gli scienziati hanno raccolto campioni di ramoscelli da più di 70 alberi infetti e hanno utilizzato un nuovo protocollo per estrarne il Dna batterico, concentrandosi sulla sua variabilità. "Più differenze vediamo nelle sequenze - precisa la ricercatrice - più a lungo Xylella deve essere stata in Italia, perché significa che ha avuto più tempo per produrre mutazioni mentre si adattava al nuovo ambiente e alla nuova specie ospite". E questo Dna è stato anche confrontato con quattro campioni costaricani di piante di caffè, che confermano l'idea che l'agente patogeno italiano provenga dall'America centrale. C'erano solo piccole differenze tra i campioni costaricani e pugliesi, e ancora meno differenze all'interno della popolazione italiana.

Considerando il tasso medio di mutazione di questi batteri, i ricercatori sono stati anche in grado di confermare il 2008 come l'anno più probabile di introduzione della Xylella in Italia. Questo sarebbe coerente con le prime segnalazioni di alberi infetti da parte degli agricoltori pugliesi nel 2010, poiché il periodo di incubazione della malattia può durare più di due anni. Inoculando il batterio nelle piante di caffè e diffondendo l'infezione agli ulivi in modo controllato attraverso gli insetti chiamati 'sputtachine' (il vettore naturale della Xylella), i ricercatori hanno potuto dimostrare che può passare da una specie all'altra.

Le differenze tra i genomi costaricani e italiani, anche se piccole, sono rilevanti. "Il ceppo italiano ha perso alcuni geni e ne ha acquisiti altri potenzialmente correlati all'adattamento agli ulivi pugliesi", sottolinea Saponari. Geni che potrebbero diventare nuovi bersagli per combattere la malattia, ad esempio modificando il batterio in modo che non possa più infettare gli ulivi. Per confermare questa idea, gli scienziati avrebbero bisogno di creare un ceppo mutato di Xylella, con geni silenziati o aggiunti; studi a detta della ricercatrice, difficili da eseguire in Italia, per la mancanza di impianti con le strutture di quarantena necessarie per manipolare il patogeno.

A oggi ci sono ancora problemi in Puglia, anche se l'epidemia sta rallentando rispetto ai livelli raggiunti tra il 2015 e il 2018 intorno alle città di Lecce e Brindisi. "Negli ultimi anni abbiamo riscontrato focolai nella zona di Bari a nord - conclude Saponari - ma la diffusione dell'epidemia è inferiore, grazie alle misure di contenimento e al fatto che questa zona è più diversificata, con colture e paesaggi diversi".

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza