"L'antenata della nostra pizza, così come appare nel dipinto pompeiano - aggiunge Errico Porzio, titolare dell'omonima pizzeria sul Lungomare - era evidentemente una pietanza già tenuta in alta considerazione, dal momento che era posizionata in un piatto d'argento, accompagnata dalla frutta. La nostra è soltanto un'evoluzione di un piatto che risale a duemila anni fa e che ha radici molto profonde".
Per Enzo Coccia, della pizzeria 'La notizia', "è improprio chiamarla pizza, è piuttosto una focaccia, che in latino significa cotta al fuoco o sotto cenere. Duemila anni fa avevamo la 'picea', la 'pitta' e la 'focacius', qualcosa di rotondo, cotto in un forno a legna, ma non possiamo chiamarla pizza. Quel termine risale al 900, quando in una chiesa di Gaeta una persona aveva preso in fitto un mulino e doveva dare al proprietario 12 pizzas".
"Certamente non poteva essere 'a metro' - esclama Raimondo Cinque, capo pizzaiolo di Gigino Università della pizza di Vico Equense - tante volte nella mia vita, pensando alla nostra pizza a metro, che di per sé rappresenta un particolare tipo di impasto, forma e condimento, ho immaginato di andare indietro nel tempo e camminare nell'antica Pompei raccontata da Plinio il Vecchio, per tentare di raggiungere l'origine della pizza e capire quale fosse la sua forma primordiale. E questa immagine rinvenuta oggi mi sorprende non già per la presenza di una pizza ma perché i suoi tratti vanno ben oltre la già nota placenta di venti secoli fa".
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