Gli scarti di lavorazione dei
marmi e dei graniti di Orosei in acqua per difendere il mare
dalla pesca a strascico illegale, in aree protette e sensibili,
che sta distruggendo la Poseidonia e i fondali marini.
È il progetto Poseidone, frutto della collaborazione tra la
Fondazione Medsea e il Dipartimento di Ingegneria Civile,
Ambiente e Architettura dell'Università di Cagliari, ideato da
Alessio Satta, con la responsabilità scientifica di Mauro Coni.
Una sessantina di dissuasori in calcestruzzo con ganci in
acciaio al largo della costa del Sinis, a 35 metri circa di
profondità erano stati già sistemati con il progetto Saturn. Ma
ora è nata una nuova idea: impiegare non più semplici blocchi
squadrati in calcestruzzo ma le rocce di scarto delle cave del
marmo. Queste vengono dotate di arpioni flessibili, studiati
strutturalmente per bloccare le reti e rilasciare in modo
controllato i cavi dei natanti. Grazie alla disponibilità di
Sardegna Marmi, che supporta il progetto fornendo materiali e
logistica, la cava si è trasformata per una giornata in un set
di riprese: National Geographic e i ricercatori dell'Universitá
di Cagliari stanno documentando il progetto.
Un modo più naturale per proteggere il mare. La millenaria
attività di cava ha prodotto un'imponente quantità di scarti:
oltre 100 milioni di metri cubi di materiali da costruzione
giacciono inutilizzati. Materiali non alieni, appartenenti al
contesto, avrebbero un riuso in aree sensibili per la protezione
dell'ambiente. A Orosei per ogni metro cubo di marmo cavato
vengono prodotti 3 metri cubi di rocce di scarto, depositate in
un cumulo in oltre 3.5 milioni di metri cubi - spiegano gli
esperti del Dicaar - che occupa un'area di 16 ettari, e
un'altezza che sovrasta la campagna di 20 ettari con un impatto
paesaggistico rilevante. Un riutilizzo sostenibile: a settembre
si deciderà dove posizionare i nuovi dissuasori che
consentiranno di superare gli svantaggi dei vecchi sistemi che
impiegano materiali non naturali e fuori contesto, alterano il
paesaggio marino subacqueo naturale, i moderni ecoscandagli
riescono a identificarli.
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