La regina del mercato resta la trota con 29 mila tonnellate prodotte per un valore di 113 milioni, al netto del prodotto trasformato; seguono orata e spigola che, nonostante i volumi pressoché stabili, hanno registrato un aumento dei margini. Tra il conflitto, che ha fatto lievitare le spese e l'andamento climatico siccitoso, l'Api ha calcolato un calo del 20% di volume nelle troticolture, acuita dall'impennata dei costi energetici necessari per attingere l'acqua dal sottosuolo e mantenere i pesci in vita. "E' stato proprio quest'effetto combinato - precisa il direttore di Api, Andrea Fabris - a far diminuire la quantità prodotta, aumentare i prezzi, rimodulando l'offerta che, nel caso della trota iridea, ha portato a pezzature ridotte". Se il caviale primeggia tra le produzioni di acqua dolce, leader a livello europeo, secondo solo alla Cina per quantità, cala l'anguilla, con 100 tonnellate di prodotto perso in 1 anno.
Bene il comparto marino per spigola e orata con una produzione di 17,600 tonnellate per oltre 140 milioni di fatturato, il chè si deve al maggiore spazio concesso agli allevamenti offshore e alla maggiore richiesta della Gdo e della ristorazione; una produzione che copre solo il 20% del fabbisogno nazionale, con un forte ricorso all'import. Si sta quindi cercando di diversificare l'offerta introducendo Ombrina, Ricciola e Corba Rossa, come anche di valorizzare la carne di storione grazie alla ricerca. "Il prodotto fresco sicuramente si presta a più utilizzi, con poche lische e alti valori nutrizionali - conclude Fabris - ma sono in commercio anche medaglioni già pronti, filetti affumicati o sott'olio".
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