Le Pmi italiane sono " troppo esposte
ai cyberattacchi", "hanno urgente bisogno di proteggersi dai
cyberattacchi. Ma le loro piccole dimensioni e la mancanza di
cultura dei rischi informatici costituiscono un limite
all'adeguamento", tanto da essere "a rischio chiusura". Tema al
centro di un approfondimento del Campus Bio-Medico di Roma che
evidenzia: "Il supporto arriva dalle università italiane", anche
con "corsi, master e servizi". Dai dati sottolineati nel corso
del confronto emerge che l'80% delle aziende italiane colpite da
attacchi informatici (report Swascan di Tinexta) sono piccole o
medie. Nel complesso nei primi 6 mesi del 2023 gli attacchi
andati a buon fine sono cresciuti di oltre il 40% più del 2022:
un livello che in Italia è è stato quattro volte superiore a
quello globale. Oggi il nostro Paese colleziona da solo il 9,6%
del totale mondiale di attacchi andati a segno. Mentre "sul
versante delle imprese, la consapevolezza di questi rischi
risulta del tutto inadeguata: l'83% delle Pmi italiane ritiene
di essere immune dagli attacchi informatici (dati Ipsos per
Certego 2023), il 72% degli intervistati non ha mai svolto
attività di formazione sui rischi informatici e il 43% non ha
identificato un responsabile della sicurezza informatica (Grenke
Italia condotta da Cerved Group con Clio Security). E' il senso
emerso dall'appuntamento 'Strumenti per migliorare la cyber
posture delle Pmi" promosso dall'Academy dell'università Campus
Bio-Medico di Roma nell'ambito della Facoltà di Ingegneria, con
- tra gli altri - , anche il direttore il direttore generale
dell'agenzia per la cybersicurezza nazionale, Bruno Frattasi.
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