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Microorganismi 'dimenticati' negli studi sul clima che cambia

Microorganismi 'dimenticati' negli studi sul clima che cambia

Dai ricercatori un appello per studiarli

21 giugno 2019, 10:09

Redazione ANSA

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Sotto i ghiacci marini in Antartide vivono microscopiche alghe ghiacciate (in marrone), primo anello della catena alimentare degli oceani (fonte: Rick Cavicchioli, UNSW Sydney) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sotto i ghiacci marini in Antartide vivono microscopiche alghe ghiacciate (in marrone), primo anello della catena alimentare degli oceani (fonte: Rick Cavicchioli, UNSW Sydney) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Sotto i ghiacci marini in Antartide vivono microscopiche alghe ghiacciate (in marrone), primo anello della catena alimentare degli oceani (fonte: Rick Cavicchioli, UNSW Sydney) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sono la maggioranza invisibile degli esseri viventi sulla Terra, eppure i microrganismi vengono ignorati nelle ricerche sui cambiamenti climatici. Una lacuna che va colmata al più presto, se si vuole evitare di avere nel giro di 30 anni un pianeta affamato, dove Mediterraneo e Artico saranno tra le aree più colpite. A lanciare l'appello, sulla rivista Nature Reviews Microbiology, sono più di 30 microbiologi di 9 Paesi, compresa l'Italia, con la Stazione Zoologica 'Anton Dohrn' di Napoli e l'Università Politecnica delle Marche.

"I microrganismi, come virus e batteri, sono raramente considerati negli studi sui cambiamenti climatici. Eppure sono loro a supportare l'esistenza di tutte le forme di vita più complesse, e sono molto importanti nel regolare il cambiamento climatico", scrive il coordinatore dell'appello Rick Cavicchioli, dell'università del Nuovo Galles di Sydney. Il censimento della vita marina stima che il 90% della biomassa totale degli oceani sia costituito da microrganismi. Il fitoplancton, ossia le minuscole alghe che vivono negli oceani prendendo energia dalla luce dal Sole e rimuovendo l'anidride carbonica dall'atmosfera, sono ad esempio il primo anello della catena alimentare che va dal krill fino alle balene.

"Non si percepisce ciò che sta accadendo con il cambiamento climatico", aggiunge Roberto Danovaro, presidente della Stazione Zoologica 'Anton Dohrn'. "Il cambiamento climatico avrà un impatto così forte su questi esseri che stravolgeremo il motore biologico della vita sul pianeta", continua. Alcune regioni saranno più colpite di altre. "Tra queste - prosegue Danovaro - ci sono l'area Mediterranea e l'Artico, che subiranno lo stravolgimento più intenso, nonchè quelle tropicali e subtropicali. A questo ritmo si stima che se cambiano i microrganismi, nel 2050 avremo la metà del pescato e calerà la produzione agricola. Ci sarà meno da mangiare sul pianeta".

Nel documento i ricercatori invitano a concentrare la ricerca sulla risposta dei microrganismi al cambiamento climatico. Quest'ultimo, afferma Danovaro, "andrà al di là di ciò che ci aspettiamo. Se non si interviene, cambierà l'intera produzione del pianeta".

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