Andranno presto nello spazio le parole della Statio Orbis, il messaggio di speranza lanciato in piena pandemia da Papa Francesco. Il nanosatellite (cubesat) Spei satelles, nato dalla cooperazione tra Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), Dicastero per la Comunicazione e Politecnico di Torino, sarà messo in orbita il 10 giugno dalla base californiana di Vandenberg in California con un razzo Falcon 9 della SpaceX, e trasmetterà a Terra via radio stralci del testo.
"La sera del 27 marzo 2020 in quella drammatica situazione della pandemia, in cui eravamo impauriti da eventi incomprensibili, Papa Francesco è salito da solo per pregare per l'umanità. In quell'occasione - ha detto Mons. Lucio Ruiz, Segretario del Dicastero per le Comunicazione - il mondo intero si è fermato, non c'erano differenze tra credenti e non".
Un momento storico passato alla storia come lo Statio Orbis e raccolto in un libro dato alle stampe con il titolo di 'Perché avete paura? Non avete ancora fede?' che ora è stato trasformato dai ricercatori dell'Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del Cnr in un nanolibro, un chip che raccoglie tutte le informazioni trascritte in bit. Il nanolibro sarà messo a bordo di un satellite cubesat di 30 centimetri da un gruppo di 25 ragazze e ragazzi coordinati da Sabrina Corpino, direttrice del laboratorio di Sistemi e Tecnologie per la Ricerca Aerospaziale Politecnico di Torino, e lanciato nello spazio il prossimo 10 giugno dalla base americana di Vandenberg.
"Per noi che lavoriamo nello spazio - ha detto il presidente dell'Asi, Giorgio Saccoccia - questo progetto ha un significato profondo ed è stato naturale dare un contributo perché per noi lo spazio ha sempre avuto un significato di pace". Il piccolo satellite resterà in orbita attorno alla Terra per almeno 6 mesi e trasmetterà in onde radio stralci del testo che potranno essere ascoltati anche da semplici impianti amatoriali.
Presto sarà anche possibile registrarsi online per poter 'salire a bordo' del satellite registrando il proprio nome "ma solo offrendo l'impegno morale di fare una qualche opera di misericordia sulle Terra", ha detto concludendo don Luca Peyron, Direttore Servizio per l'Apostolato Digitale Arcidiocesi di Torino.
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