Dimenticate il classico viaggio turistico fatto di facili metafore o meraviglie ideate per stupire il pubblico: ecco una vera profonda avventura nel complesso mondo dei quanti. E’ ‘Nella terra dei qubit. La fisica quantistica e i confini dell’informatica’ (Trèfoglie, 232 pagine, 18 euro), un libro scritto dal fisico dell’informazione Simone Severini, dell’University College di Londra, che catapulta i lettori nell’affascinante mondo dei quanti e dei futuri computer quantistici.
I computer quantistici sono una delle tecnologie che più ha fatto parlare di sé in questi ultimi anni, un tema affascinante ma che come tutte quelle che hanno a che hanno a che fare con il bizzarro mondo dei quanti pone enormi sfide alla comprensione di chi non è del settore: le leggi della meccanica quantistica sfidano i nostri più basilari assunti logici. Per questo per spiegare concetti come entanglement o sovrapposizione hanno trovato grande diffusione poche chiare metafore, efficaci ma che per forza di cose fanno perdere molti elementi.
Scritto con il supporto di Eva Filoramo, il libro di Severini, attualmente anche direttore del Quantum computing di Amazon Web Services, non si affida a questi percorsi sicuri ma affronta il mondo dei qubit in un modo tutto suo, una sorta di flusso di coscienza in prima persona. L’autore non prende il lettore gentilmente per mano per guidarlo in un tour delle meraviglie ma lo catapulta in mondo fatto di fisica dell’informazione, problemi intrattabili e contestualità. E lo fa con uno stile diretto, tante volte scherzoso e ricco di aneddoti personali per arrivare a trattare i confini dell’informatica in modi diversi dal solito.
Dopo aver guidato tra i tanti interessanti aspetti e sfide poste dalla computazione quantistica per oltre 200 pagine l’autore, infine, si chiede: “I computer quantistici sostituiranno i nostri computer abituali?”. “A questo punto – aggiunge Severini – la risposta dovreste già conoscerla. In breve è no, non vedo perché dovrebbero”. Secondo l’autore i computer quantistici sono oggi dei potentissimi strumenti scientifici, come lo sono stati i telescopi, da cui deriveranno nuove e imprevedibili nuove conoscenze e tecnologia. Non avremo mai computer quantistici come laptop, non tanto per la difficoltà tecnologica ma per un uso sbagliato: “sarebbe come usare un apriscatole come ombrello”.
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