Usare Intelligenza Artificiale e le tecnologie immersive per tramandare e salvare le più preziose tradizioni umane come la millenaria cerimonia giapponese del the. Dobbiamo sempre ricordare che le tecnologie devono avere al centro l’umanità intera: a dirlo è Junichi Rekimoto, vicedirettore dal Laboratorio Computer science della Sony, ospite della Camera di Commercio di Roma per l’evento di avvicinamento a Maker Faire Rome, l’evento europeo dedicato all’innovazione tecnologica che si svolgerà dal 20 al 22 ottobre a Roma, promosso e organizzato dall'Istituzione camerale.
“Viviamo in un mondo in cui le tecnologie sanno automatizzare e fare buona parte delle cose che facevamo noi umani, e in questo contesto è importante allora capire meglio quale sia il valore umano”, ha detto all’ANSA Rekimoto. “Solo noi umani – ha aggiunto – siamo in grado di poter realmente valutare l’importanza delle cose e siamo noi umani ad aver sviluppato culture e tradizioni che ora dobbiamo preservare”. Considerato uno degli scienziati più innovativi delle tecnologie digitali, padre della tecnologia Smartskin e di Cybercode per la realtà aumentata, Rekimoto è oggi ospite a Roma per partecipare a una delle conferenze di avvicinamento di Maker Faire Rome. La ricerca di Rekimoto si è sempre posta l’obiettivo di ‘aumentare’ le capacità umane e uno dei nuovi filoni di ricerca portati avanti nei laboratori di Kyoto è ora quello di preservare a tramandare una delle più preziosi arti giapponesi, quella della cerimonia del the.
“Si tratta di movimenti e attenzioni che non possono essere tramandate solamente da libri ma richiedono visione, analisi, commenti e pratica”, ha detto il ricercatore giapponese. Per questo i ricercatori hanno ricostruito una sala tradizionale e invitato alcuni dei più grandi maestri di the a mostrare la loro arte che può così essere ripresa con le migliori tecniche di registrazioni che possono poi essere riviste in 3d o in realtà virtuale per mantenerne la memoria, sempre più labile, e magari un giorno formare nuovi maestri. Un primo elemento di una sorta di ‘arca’ delle tradizioni umane che magari in futuro potrà salvare anche in Europa o in Italia arti e competenze ormai al limite dell’oblio.
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