Sono state pubblicate nel Regno Unito le prime linee guida per le ricerche di laboratorio che usano i modelli embrionali ottenuti da cellule staminali: strutture biologiche tridimensionali che imitano gli aspetti dello sviluppo iniziale dell'embrione umano. Le linee guida, a adesione volontaria, forniscono un codice di condotta il cui scopo è aiutare i ricercatori a uscire dall'incertezza su ciò che è possibile o meno fare, fissando limiti accettabili sia dal punto di vista legale che etico. Al tempo stesso il codice, la cui messa a punto è stata guidata dall’Università di Cambridge e dall’ente benefico Progress Educational Trust, mira a mantenere la fiducia del pubblico in questo settore fondamentale: il lavoro sui modelli embrionali, infatti, porterà a nuovi trattamenti contro l’aborto spontaneo e i disturbi dello sviluppo, e potrà anche migliorare il tasso di successo della fecondazione in vitro.
“La ricerca che coinvolge modelli embrionali basati su cellule staminali ha un enorme potenziale per migliorare la conoscenza e la salute umana, ma è necessaria una governance più chiara per aiutare i ricercatori a lavorare in modo responsabile e a mantenere la fiducia del pubblico”, afferma Sandy Starr, vicedirettore del Pet e membro del gruppo che ha messo a punto le linee guida. “Il nostro Codice di Condotta risponde a questa esigenza, tenendo conto di un’ampia gamma di punti di vista di esperti che abbiamo raccolto nell’ultimo anno”.
Il Codice di Condotta Scbem (acronimo di ‘Stem cell-based embryo models’), stabilisce la creazione di un comitato di supervisione che dovrà esaminare ogni progetto di ricerca proposto. Il testo riconosce che deve esserci un limite temporale oltre il quale i modelli embrionali non dovrebbero essere coltivati in laboratorio ma, dal momento che esistono molti tipi diversi di modelli che rappresentano fasi di sviluppo diverse e che si sviluppano a velocità diverse, risulta impossibile stabilire un unico limite uguale per tutti. Spetterà ai ricercatori, di volta in volta, fornire una chiara giustificazione della durata dei loro studi. È invece espressamente vietato il trasferimento di un modello di embrione nell’utero di un animale o di un essere umano, come anche il suo sviluppo in laboratorio fino allo stadio di organismo vitale.
“I modelli di embrioni hanno un enorme potenziale e noi vogliamo realizzarlo, limitando al tempo stesso i rischi”, commenta Kathy Niakan dell’Università di Cambridge, tra gli esperti del gruppo. “Queste linee guida consentiranno di coltivare in laboratorio modelli di embrioni per un tempo sufficiente ad acquisire una comprensione biologica significativa, ma si chiede ai ricercatori di giustificare pienamente ciò che stanno facendo in termini scientifici ed etici”.
Oltre a includere ricercatori e professionisti nel campo dell’etica, del diritto e della regolamentazione, la stesura del Codice Scbem ha aperto il dialogo anche al pubblico britannico. “Il dialogo ci ha permesso di tenere conto anche delle speranze, delle preoccupazioni e delle sensibilità del pubblico riguardo a questo campo della ricerca”, dice Christina Rozeik, del centro di ricerca Cambridge Reproduction dell’omonimo ateneo, anch’essa tra gli autori del documento: “I partecipanti erano entusiasti del potenziale della ricerca sui modelli embrionali, ma erano anche fortemente favorevoli alla sua supervisione”.
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