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Coronavirus, i primi scenari sull'evoluzione dell'epidemia

Coronavirus, i primi scenari sull'evoluzione dell'epidemia

Da 39.000 a 190.000 casi a Wuhan. Ancora punti da chiarire per fare previsioni esatte

01 febbraio 2020, 09:27

Enrica Battifoglia

ANSACheck

Particolare della mappa dell 'epidemia da 2019-nCoV elaborata dall 'Università Johns Hopkins e aggionata al 31 gennaio 2020 (fonte: Johns Hopkins University) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Particolare della mappa dell 'epidemia da 2019-nCoV elaborata dall 'Università Johns Hopkins e aggionata al 31 gennaio 2020 (fonte: Johns Hopkins University) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Particolare della mappa dell 'epidemia da 2019-nCoV elaborata dall 'Università Johns Hopkins e aggionata al 31 gennaio 2020 (fonte: Johns Hopkins University) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Da 39.000 a 190.000 casi nella zona di Wuhan, la grande città della Cina orientale dalla quale in dicembre è partita l'epidemia da coronavirus 2019-nCoV: sono questi i due principali scenari sull'evoluzione dell'epidemia, fra i primi finora elaborati e per questo relativi esclusivamente a Wuhan, resi noti dalla rivista Nature sul suo sito. La forbice che li separata è notevole e si deve alla differenza nei dati relativi al comportamento del virus, come quelli sui tempi di incubazione e soprattutto sul tasso di diffusione.

Lo scenario più ottimista è quello pubblicato dal MobsLab e coordinato dall'italiano Alessandro Vespignani, della Fondazione Isi di Torino e della Northeastern University di Boston. Si basa sulla considerazione di tre aree: la città di Wuhan con 10 milioni di abitanti, dove i casi potrebbero essere più di 13.200 (fra 9.800 e 17.600); nell'area metropolitana con 20 milioni di abitanti i casi potrebbero essere 26.200 (fra 19.200 e 34.800) e la provincia con 30 milioni di abitanti, dove i casi potrebbero essere in media 39.200 (da 28.600 a 52.000).

I ricercatori rilevano comunque che "c'è probabilmente un grande numero di casi non diagnosticati" e che "è importante sottolineare che la mancanza di dati dettagliati sull'epidemia del virus 2019-nCoV rende i modelli molto soggetti alle assunzioni e alle limitazioni circa i dati e i parametri sui quali si basano".

Lo scenario più pessimista si deve al gruppo di ricerca coordinato da Jonathan M. Read, dell'Università britannica di Lancaster ed è pubblicato sul sito MedRxiv, che raccoglie articoli che non hanno ancora superato l'esame della comunità scientifica. I ricercatori partono dalla considerazione che il numero delle infezioni sia decisamente maggiore a quello finora osservato e che il tasso di diffusione del nuovo coronavirus, stimato attualmente fra 1,5 e 3,5, sia più alto, compreso fra 3,6 3 4,0: di conseguenza i casi potrebbero aumentare a 190.00 solo nell'area di Wuhan.

"Tutti e due gli scenari sono verosimili", rileva la virologa Ilaria Capua, direttore del Centro di eccellenza dedicato alla 'One Health' dell'Università della Florida. Tuttavia, aggiunge, "per quanto il nuovo coronavirus sia sconosciuto, non si sta profilando una catastrofe". Il virus 2019-nCoV provoca infatti "un'infezione respiratoria perfettamente curabile", ma poiché "viene colpito contemporaneamente un numero elevato di persone, questo rischia di rallentare o di bloccare dei servizi, come il trasporto pubblico". L'Italia, ha concluso, "è un Paese che ha un servizio sanitario di eccellenza e l'Istituto Spallanzani di Roma ha avuto il test, sequenziato il virus e identificato i primi due casi con assoluta competenza". 

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