In Repubblica Democratica del Congo è
boom di casi di vaiolo delle scimmie (mpox, secondo la nuova
tassonomia dell'Oms). Dal 1 gennaio al 12 novembre sono stati
segnalati 12.596 casi sospetti e 581 decessi. È il numero più
alto mai registrato e corrisponde a più del doppio dei casi
registrati nel 2020, quando era stato registrato il picco di
6.216. L'Oms è preoccupata e teme che l'epidemia possa
allargarsi ad altri Paesi.
"Le ragioni di questa espansione, che coinvolge uomini, donne
e bambini, resta sconosciuta", spiega l'Oms. Di certo, il
rafforzamento dei sistemi di sorveglianza dopo l'epidemia dello
scorso anno ha contribuito a fare emergere casi che in
precedenza rimanevano sommersi. Ma non sembra che questo basti a
spiegare il fenomeno.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità la situazione
è preoccupante, infatti, non solo per il numero elevato di casi.
Desta timori l'espansione dell'epidemia a zone del Paese che
finora ne erano state immuni, compresa la capitale Kinshasa,
dove lo scorso agosto sono state segnalate quattro catene di
contagio. Nel Paese è stata inoltre documentata per la prima
volta la trasmissione per via sessuale dell'infezione, con casi
importati dall'Europa e poi diffusisi in diverse aree del Paese.
A complicare le cose, il fatto che la consapevolezza
sull'infezione sia scarsa sia nella popolazione generale sia in
quella a più alto rischio. Quest'ultima, inoltre, è
caratterizzata da un'alta prevalenza di Hiv. A questo si
aggiunge la ridotta capacità di risposta del sistema sanitario
locale.
Per questo l'Oms teme che l'epidemia possa sfuggire di mano:
"Il rischio di un'ulteriore diffusione dell'mpox ai Paesi vicini
e al mondo appare significativo", scrive l'Organizzazione
Mondiale della Sanità. Inoltre, le conseguenze di una nuova
epidemia potrebbero essere "più gravi di quella che sta colpendo
il mondo dal 2022", precisa.
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