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Nel mondo 1 persona su 3 non fa abbastanza attività fisica

Nel mondo 1 persona su 3 non fa abbastanza attività fisica

Tedros, occasione perduta per migliorare salute e benessere

ROMA, 27 giugno 2024, 12:38

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Nel mondo 1 persona su 3 (1,8 miliardi di persone pari al 31% della popolazione mondiale) non raggiunge i livelli raccomandati di attività fisica. Il numero delle persone sedentarie è in costante crescita e si prevede che raggiungerà il 35% della popolazione entro il 2030. È quanto ha sottolineato uno studio coordinato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e pubblicato sulla rivista The Lancet Global Health.

L'inattività fisica è tra i principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, il diabete, i tumori, la demenza.

L'Oms raccomanda agli adulti di svolgere 150 minuti di attività fisica di intensità moderata o 75 minuti di attività fisica di intensità vigorosa a settimana.

Nella realtà, questi livelli vengono raggiunti da poco meno del 70% della popolazione mondiale, con forti differenze tra le aree del Pianeta. I più sedentari sono i cittadini degli Stati ad alto reddito dell'Estremo Oriente (Giappone, Corea del Sud, Singapore) con tassi di inattività del 48,1%; segue il subcontinente indiano con 45,4%. Le regioni dove si svolge più attività fisica sono l'Oceania, dove solo il 13,6% della popolazione è sedentario, e l'Africa Sub-Sahariana, con un tasso di inattività del 16,8%. Nei Paesi occidentali ad alto reddito, tra cui figura l'Italia, è inattivo il 27,7% della popolazione con un calo ininterrotto che si protrae da due decenni.

Tra i dati emersi dal rapporto, anche una forte differenza di genere a svantaggio delle donne: è inattivo il 34% delle donne contro il 29% degli uomini, con la forbice che in alcuni Paesi supera i 20 punti percentuali.

 "Questi nuovi risultati evidenziano un'opportunità perduta di ridurre il cancro e le malattie cardiache e di migliorare la salute mentale e il benessere attraverso una maggiore attività fisica", ha affermato in una nota il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. "Dobbiamo rinnovare il nostro impegno per invertire questa preoccupante tendenza", ha concluso. 
   

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