L'emicrania cronica colpisce il 2%
della popolazione e si presenta come un serie continua di crisi
severe di cefalea intervallate da giornate di dolore di media
intensità, rendendo di fatto la vita di chi ne è colpito un
giornaliero calvario. La risposta immediata del paziente è di
utilizzare in modo compulsivo l'analgesico, il più potente in
dosi sempre maggiori, rendendo l'emicrania cronica impermeabile
alle normali terapie di prevenzione degli attacchi dolorosi.
L'accesso alle cure è oggi di facile eseguibilità essendoci
dislocati sul territorio nazionale tantissime strutture
pubbliche dedicate alle cefalee che possono prendersi carico di
questi "pazienti difficili". Esistono però ancora delle barriere
culturali di non conoscenza da parte dei pazienti dell'esistenza
di terapie di prevenzione innovative ed altamente efficaci,
quali la tossina botulinica e gli anticorpi monoclonali, che
riescono in breve tempo a ridurre l'intensità, la frequenza e
tutta la serie di sintomi di accompagnamento al dolore tipici di
questo stato perenne di disabilità personale e sociale. La
soluzione all'emicrania cronica viene inoltre inficiata da
alcune barriere strutturali come l'accesso improprio, in termini
di pazienti non cronici, ai Centri Cefalee di Alta
Specializzazione che intasando di fatto i vari sistemi unici di
prenotazione regionali rendono complicato l'accesso prioritario
di pazienti con la forma cronica di emicrania alle cure più
innovative ed efficaci. La soluzione a ciò potrebbe essere
rappresentata da un filtro di selezione all'accesso per i
pazienti con emicrania cronica effettuato dalla medicina di base
o dalla medicina del territorio garantendo l'accesso alle cure
avanzate a questa specifica categoria di malati.
Di questo si parla al nuovo appuntamento organizzato alla
Sapienza Università di Roma (Link Zoom aperto:
https://uniroma1.zoom.us/j/81895499383) martedì 14 dicembre alle
15 con gli esperti Paolo Martelletti, dell'Università Sapienza
di Roma, Licia Grazzi dell'Istituto Neurologico Carlo Besta di
Milano, Silvia Benemei dell'Università di Firenze, Piero
Barbanti dell'Università San Raffaele di Roma e Vittorio di
Piero dell'Università Sapienza di Roma.
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