Tavares "non è più in condizioni di chieder niente per come hanno mal gestito e male amministrato un'azienda storica italiana. L'ad e la dirigenza di Stellantis dovrebbero chiedere scusa agli operai, agli ingegneri, ai tecnici, agli italiani e alla storia dell'auto italiana". Matteo Salvini non ricorre a giri di parole e dall'inaugurazione della M4 a Milano attacca la casa automobilistica e il suo Ceo che ieri in audizione al Parlamento ha, fra l'altro, chiesto incentivi per stimolare la domanda di auto elettriche.
"Non chiediamo soldi per noi - aveva detto Tavares in audizione - ma chiediamo a voi di darci aiuto per i vostri cittadini, che in questa maniera possono acquistare veicoli che altrimenti non si possono permettere".
Il giorno dopo arriva la risposta irritata del vicepremier nonché ministro dei trasporti, il primo segnale che arriva dal Governo mentre da Pechino si fa sapere che restano ancora "distanti" le posizioni fra Cina ed Europa sui dazi alle auto elettriche prodotte da Pechino
A metà pomeriggio la multinazionale replica per voce della vice presidente delle Comunicazioni e Relazioni Pubbliche Daniela Poggio: "da parte nostra - dichiara Poggio a nome di Stellantis - porteremo sempre avanti un dialogo franco, rispettoso e trasparente, perché abbiamo a cuore la nostra impresa, i nostri colleghi e le nostre colleghe, la filiera produttiva e tutto il Paese, consapevoli del valore che Stellantis ha per l'Italia".
Più dialogante di Salvini il ministro del made in Italy Adolfo Urso che dal convegno dei giovani imprenditori di Capri chiede a Stellantis di restare in Italia "Il sistema Paese unito - dice in videocollegamento - maggioranza e opposizione, sindacati e imprese dell' automotive, chiedono alla grande multinazionale che è nata in Italia di restare in Italia e di affrontare con noi la sfida della transizione che il nostro Paese può fare meglio di altri".
Parole che tengono aperto il dialogo con il dicastero di via Veneto, nei cui uffici in questi giorni si stanno decidendo le linee del nuovo piano di incentivi alle auto meno inquinanti, che secondo quanto annunciato a metà agosto avrà un fondo da 750 milioni per il 2025 e un miliardo per gli anni successivi dal 2026 al 2030.
Le richieste di Tavares di maggiori incentivi hanno provocato una reazione piccata anche dal presidente di Confindustria Emanuele Orsini, già preoccupato dalle voci, sempre smentite, di possibili aumenti di Ires e Irap: "Noi abbiamo bisogno che le produzioni in Italia vengano mantenute. E chiedere ulteriori incentivi mi sembra onestamente una pazzia", ha detto il numero uno degli industriali dopo aver udito le parole di Urso, ma anche quelle del segretario della Cgil Maurizio Landini.
Per nulla rassicurato dalle promesse di Tavares, che dovrebbe lasciare per raggiunti limiti di età chiuso il bilancio 2025, è proprio il leader della Cgil che chiede un intervento "diretto" di palazzo Chigi sulla "drammatica" situazione dell'automotive e dei siti italiani di Stellantis. Mentre Giuseppe Conte chiede che John Elkann venga in Parlamento.
La situazione "drammatica" di Stellantis è palese nei numeri che ieri ha elencato Carlo Calenda, replicando a Tavares: "i dipendenti sono diminuiti di 11.500 unità, altri 3.800 escono quest'anno, la gigafactory di Termoli non si fa, la produzione di veicoli commerciali al minimo storico (-31%), modelli italiani, dalla 500 alla Topolino alla Panda all'Alfa Romeo junior prodotte in Algeria, Serbia, Marocco, Polonia, mentre Mirafiori ha avuto nel 2024 un calo dell'83%".
Il prossimo 18 ottobre i sindacati di categoria (Fim Fiom Uilm) hanno proclamato uno sciopero. "Tutte le forze parlamentari dovrebbero sostenere lo sciopero unitario del 18 ottobre " chiede il segretario della Fiom Michele De Palma.
L'obiettivo è portare a Chigi il tavolo con John Elkann, Tavares e le imprese dell'automotive per la costruzione di un piano e la definizione di un pacchetto straordinario di intervento di Bruxelles a salvaguardia dell' industria dell'auto, della componentistica e della mobilità in Europa.
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