La transizione energetica nei trasporti potrebbe costare cara allo Stato. Nel 2030, con "4 milioni di auto elettriche in Italia verrebbero a mancare un milione di tonnellate di carburanti e circa 3,8 miliardi di introiti dalle accise". E' la stima del presidente dell'Unem, Gianni Murano, secondo cui "il governo dovrà far quadrare i conti e la scelta sarà quindi politica".
"Lo stop ai motori endotermici - ha detto il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto -previsto dal regolamento sulla riduzione delle emissioni di Co2 per le nuove autovetture e furgoni non convince". E c'è il nodo delle tasse, che come sempre è delicato. A metà maggio al problema, accennando con prospettive lunghe, aveva fatto cenno anche il ministro dell'Economia intervenendo all'Automotive dealer day. Il ministro aveva annunciato che il governo sta già riflettendo sul tema delle accise per non farsi trovare impreparato rispetto alla diffusione della mobilità pulita. Le ipotesi ovviamente potrebbero essere molte e le scelte lontane: dalla possibilità di traslare le accise da benzina e gasolio alle nuove forme di alimentazione verde fino alla possibilità di studiare un aumento del prelievo sulle ricariche elettriche.
Di certo è che con l'arrivo dell'elettrico anche le imprese petrolifere accuseranno il colpo: "In prospettiva, i consumi petroliferi sono destinati a diminuire, ma a crescere sarà la componente rinnovabile che, in base all'attuale normativa comunitaria, al 2030 nei trasporti dovrà arrivare al 29%". Unem stima un calo dei consumi di prodotti petroliferi al 2030 di quasi 8 milioni di tonnellate rispetto ad oggi, mentre i biocarburanti e gli altri carburanti low carbon passeranno dagli attuali 1,7 milioni a circa 6 entro sei anni e a 8,8 nel 2040.
I petrolieri scontano già un calo del 43% della fattura energetica del 2023 che si attesta a 66,5 miliardi di euro, quasi 48 miliardi in meno rispetto al picco storico di 114,4 del 2022, ha detto Murano in occasione dell'assemblea annuale spiegando che a pesare è stata "la decisa flessione della componente gas passata da 62 a 28,3 miliardi di euro". Più ridotta anche la fattura petrolifera a 28,1 miliardi di euro, circa 4,5 miliardi in meno sui 32,5 del 2022 per il calo delle quotazioni del greggio. Per il 2024, la stima per la fattura energetica è intorno ai 56 miliardi, cioè 10 in meno del 2023 quasi tutti dovuti alla componente gas mentre quella petrolifera resterà sostanzialmente stabile intorno ai 28 miliardi.
Nel 2023 in Italia c'è stata un'ulteriore riduzione (-4% sul 2022) della domanda di energia, sia per il calo della produzione industriale (-2,9%), sia per miglioramenti di efficienza, sia per motivi climatici, ma il petrolio "è tornato ad essere la prima fonte di energia con un peso sul totale di oltre il 37%, scavalcando il gas naturale che ha mostrato un ulteriore calo di oltre il 10%" ha detto Murano. A sostenere i consumi petroliferi sono stati i prodotti per la mobilità stradale e il trasporto aereo. Tendenza confermata nei primi cinque mesi del 2024. Di particolare interesse "è la crescita dei consumi di benzina che nel 2023 sono aumentati di oltre l'11% rispetto al 2019 (+830.000 tonnellate). Evidenza - ha spiegato Murano - di una progressiva ripresa del trasporto privato che si accompagna ad una consolidata penetrazione della motorizzazione ibrida, prevalentemente a benzina, che oggi rappresenta circa il 4% del parco circolante e il 39% del nuovo immatricolato".
I petrolieri lamentano poi un modello di rete autostradale, con 500 aree di servizio, che "non funziona", con il prezzo dei carburanti che "non è competitivo", "servono regole chiare che devono vedere coinvolti anche ministero e autorità dei trasporti". Ed è subito arrivata la risposta dal ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, che - in chiusura di assemblea - ha annunciato "un disegno di legge, da portare in un cdm prima della pausa ferragostana, per una riforma organica per la razionalizzazione della rete dei carburanti che preveda anche un aumento delle forme alternative, con incentivi significativi per la dismissione degli impianti obsoleti e inefficienti e per favorire le colonnine di ricarica elettrica e i biocarburanti".
Riforma sostenuta da Assoutenti che tuttavia chiede massima vigilanza sui rincari in vista delle partenze estive.
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