Non c'è pace per i cubani: dopo
l'aumento del 500% nel prezzo della benzina, il rischio di
vedersi privati del pane in tavola per la mancanza di farina e
la carenza di latte in polvere per i bambini (che ha costretto
il governo a chiedere aiuto all'Onu), ora inizia a scarseggiare
anche un altro servizio essenziale per la popolazione, il
trasporto pubblico. Più della metà degli autobus che dovrebbero
circolare quotidianamente per L'Avana sono fermi in deposito. La
Compagnia provinciale dei trasporti della capitale ha infatti
paralizzato 309 mezzi dei 561 che dovrebbero fornire il servizio
(negli anni '80 la città ne contava addirittura 2.500). Una
situazione che, secondo il direttore generale dei trasporti
dell'Avana, Yunier de la Rosa Hernández, porta a tempi di attesa
fino a tre ore sulle tratte principali e quattro su quelle
secondarie, con conseguenti disagi tra gli abitanti, per la
maggioranza dei quali l'auto propria è ancora un lusso. Alle
origini del problema ci sarebbe anche la scarsa disponibilità di
carburante, oltre all'obsolescenza dei mezzi, secondo Luis
Ladrón de Guevara, direttore del Trasporto di passeggeri per il
ministero dei Trasporti. "Ci sono aree dove il servizio non
arriva, e altre che lo ricevono una volta alla settimana o ogni
15 giorni, per cui la popolazione deve necessariamente
rivolgersi come unica alternativa ai trasportatori privati", ha
ammesso il dirigente pubblico, che ha messo in guardia anche
dalla commercializzazione illecita di biglietti e dal fenomeno
dei trasporti illegali. La crisi nel trasporto pubblico
costituisce un altro buco nero per l'economia cubana,
sprofondata nella peggiore recessione in 60 anni, caratterizzata
dalla contrazione del 2% del Pil, da un tasso di inflazione al
30% annuo e da una grave svalutazione del peso.
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