Pochi probabilmente conoscono il nome della società Gigliato Japan, fondata nel 1987 dal designer Nobuo Nakamura. E forse ancora meno quello dell'Aerosa, una supercar che venne sviluppata per conto di Gigliato - e avrebbe dovuto essere costruita - nientemeno che dalla Automobili Lamborghini nella seconda metà degli Anni '90.
La storia di queste auto, o meglio dei 2 soli esemplari prodotti in momenti diversi, è davvero complessa, Attorno al 1991, la prima fase vede infatti coinvolta nel tentativo di portare nelle concessionarie la Aerosa solo aziende del Sol Levante. In quel tempo però l'industria giapponese era ancora molto 'imbrigliata' da leggi e norme tanto da limitare le iniziative dei piccoli costruttori soprattutto dal punto di vista dell'esportazione.
Nella seconda metà degli Anni '90 entra invece in scena la Lamborghini, la ben nota marca di vetture sportive che in quel momento era di proprietà indonesiana ed aveva una produzione complessivamente limitata. La Lambo, nel 1994 era stata infatti acquistata dalla Megatech società con sede legale alle isole Bermuda e divisione del gruppo indonesiano Sedtco Ltd. Questo era amministrato da Setiawan Djody (un popolare cantante e uomo d'affari locale) e da Tommy Suharto, figlio dell'allora presidente dell'Indonesia.
Tornando ai primi anni di vita della Gigliato - che prendeva il nome da una moneta in argento emessa per la prima volta a Napoli da Carlo II d'Angiò nel 1303 - Nakamura aveva ipotizzato una sportiva di dimensioni relativamente compatte, da lanciare nel mercato giapponese (privo di produzioni di questo tipo) e poi esportata. Il prototipo numero 1 realizzato nel 1995 utilizzava un motore V6 da 220 CV progettato da Yamaha per Ford (lo stesso utilizzato nella prima Taurus SHO). La sua costruzione avvenne a Dusseldorf, in Germania e vennero perfino annunciati ambiziosi programmi a Le Mans a partire dal 1998. Ma il progetto si inceppò, sostanzialmente per scarsità di fondi e per le citate difficoltà di ottenere i permessi per fabbricarla in Giappone. Ma Nakamura non aveva alcuna intenzione di fermare il programma.
Il designer, che arrivava allora dalla Suzuki - e che dopo l'avventura Aerosa venne chiamato in Toyota dove ha tra l'altro firmato la Supra - si mise dunque alla ricerca di un possibile partner per realizzare fuori dal Giappone la sua Aerosa. E l'opportunità più interessante fu quella di confrontarsi con Lamborghini (dove lavorava come capo progettista Luigi Marmiroli, a cui si devono molte delle notizie su questa vicenda) attraverso Walter Wolf, business canadese allora molto vicino alla Casa del Toro in Germania. L'ingegner Marmiroli (nato a Fiorano) era arrivato in Lamborghini dopo due importanti esperienze in Ferrari e in Alfa Romeo ed era entrato a Sant'Agata nel gennaio 1985 con l'incarico di progettare un nuovo modello destinato a sostituire la Countach, cioè la Diablo.
Ma torniamo a Gigliato. La Casa giapponese e Automobili Lamborghini si misero al lavoro per creare la joint venture operativa e allo scopo venne identificato un impianto dismesso (dove Lamborghini aveva prodotto i suoi motori di Formula 1) per farne il quartier generale del progetto Aerosa. Le maestranze della Casa di Sant'Agata Bolognese vennero affiancate da 5 ingegneri giapponesi con esperienza nella progettazione Cad. E quella che emerse nella fase due del progetto - la Aerosa GTS - fu una supercar dal design sostanzialmente migliorato e da prestazioni (sulla carta) decisamente superiori perché venne scelto per il prototipo un V8 4.6 da 310 Cv, lo stesso della Ford Mustang SVT Cobra.
Per il modello di serie si puntò però ancora più in alto e il capo cordata Marmiroli sottoscrisse un accordo preliminare per ottenere da Lotus un motore V8 tipo 918 biturbo accreditato di 420 Cv. Dopo la presentazione dell'Arenosa GTS al Salone di Ginevra del 1997 - dove l'auto aveva ottenuto un discreto successo anche da parte degli addetti ai lavori - un annunciato colpo di scena mutò radicalmente il destino della Gigliato Aerosa made in Emilia. Nel 1998 la Automobili Lamborghini che, nella gestione indonesiana viveva un momento di grande difficoltà (nel 1995 erano state vendute 204 auto) venne infatti acquistata dall'Audi, entrando di fatto nella galassia del Gruppo Volkswagen.
Tutti i programmi vennero azzerati (intanto Marmiroli aveva lasciato l'azienda tornando a operare attraverso il suo FlyStudio) e l'attenzione del nuovo management si concentra su un secondo modello da affiancare all'erede della Diablo. Nascono così nel 2001 la Murciélago con motore V12 e nel 2003 la Gallardo con il V10, prima Lamborghini di grande diffusione, con oltre 14 mila esemplari venduti in 10 anni di produzione.
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