Daihatsu amplia la lista dei
potenziali fornitori soggetti a indennizzi a seguito dello
scandalo sulle manomissioni dei test di sicurezza dei veicoli
annunciato il 20 dicembre, che ha portato al blocco delle
spedizioni dei suoi modelli sia sul mercato domestico che
all'estero. Oltre ai 423 punti vendita sul territorio nazionale,
il costruttore auto giapponese fornirà assistenza finanziaria a
circa 5.000 concessionarie e filiali che hanno un rapporto
commerciale continuatuivo con il marchio.
L'azienda con sede a Osaka che è stata acquisita dalla Toyota
nel 1967, riceverà un supporto economico anche dalla casa madre,
e in aggiunta sono previste ulteriori consultazioni con
istituzioni finanziarie per l'apertura di nuove linee di
credito. La casa auto nipponica - che è leader di mercato in
Giappone nel segmento delle minicar, con circa 560.000 auto
vendute nel 2022, davanti a Suzuki e Honda, potrebbe vedere
minacciata la propria posizione al vertice in seguito allo stop
delle consegne di 27 modelli prevista almeno fino al termine di
gennaio. Gli indennizzi tuttavia non riguarderanno i
concessionari all'estero, rende noto Daihatsu, dove ha ripreso
le esportazioni dopo uno stop temporaneo in Indonesia e Malesia.
Secondo la società di ricerca Teikoku Databank, il costruttore
auto nipponico fa affari con quasi 8.000 aziende in Giappone,
generando un fatturato che ammonta a 2.200 miliardi di yen,
equivalenti a 14,6 miliardi di euro.
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