Un esordio nel 2013, a 14 anni aprendo un canale su youtube, per un percorso che l'ha portato, fra singoli e album, a 61 dischi di Platino, 30 Oro, milioni di follower sui social network, grandi collaborazioni in Italia e all'estero. Sono solo alcuni dei numeri di Capo Plaza (all'anagrafe Luca D'Orso, nato a Salerno, classe 1998) che a tre anni di distanza da 'Plaza' (triplo Platino) e a sei da '20' (quadruplo Platino), torna con un nuovo album, appena uscito, Ferite (Warner music)- Un viaggio in 18 tracce, di rivendicazione di sé e crescita ma anche con uno sguardo aperto. Nell'album "sicuramente c'è un Capo Plaza più maturo, più consapevole - spiega all'ANSA il rapper, che ora sta preparando il summer tour -. Il disco si chiama Ferite proprio perché penso che sia le nostre vittorie che le nostre sconfitte ci lascino delle ferite addosso ed a volte è bello mostrare entrambe, qualcosa che viviamo tutti, da esseri umani".
Tra i temi principali dei brani, anche il confronto con gioie, rischi e pressioni legati all'essere diventato una star così giovane: "Il successo, fra chi ti critica e ti attacca, è come stare su un ring di boxe. Sicuramente oggi ho imparato di più a ridere, a prendere con la giusta stima e correttezza anche le critiche. Prima magari le accettavo di meno, col tempo cresci, capisci. È come se facessi da sparring con il tempo, impari davvero come incassare un colpo e poi anche a fartelo scivolare addosso". Anche quando "ti arrivano addosso le luci dei riflettori e dei flash, devi sempre ricordarti chi sei tu come persona".
Un racconto composto anche da feat con nomi come Lazza (Money Rain), Mahmood (No drama), Annalisa (Memories) Tedua (Ancora qua) , Anna (Soldi arrotolati), Artie 5ive (La Ca$$a), Tony Boy (I Miss U). Musicalmente "ci sono tutte le mie sfaccettature".
Questo disco "è la mia più grande scommessa, anche perché forse è quello in cui mi sono messo più a nudo in un certo senso".
Rispetto invece al pubblico più pop, le interesserebbe provare Sanremo? "Per adesso no. Non ho mai provato ad andarci, non ne ho mai sentito il bisogno", ma "ho imparato che più ti precludi qualcosa meno produttivo sei, quindi lascio la porta aperta… vediamo il tempo dove ci porterà".
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