Cosa succede quando un famoso
stilista e un fotoreporter, che vive nel più popolare mercato di
Palermo, s'incontrano per caso sul web? Accade che uomini e
donne escono dalle ombre di uno dei quartieri più degradati e,
al tempo stesso, più vitali del Sud vestendo Marras. La mostra
"Nonostante Ballarò", che si apre domani 3 maggio nell'Oratorio
dei SS. Crispino e Crispiniano, è la storia per immagini del
dialogo, nato a distanza durante la pandemia e poi divenuto
sempre più intimo e ravvicinato fra Antonio Marras, designer di
moda fra i più apprezzati del panorama attuale, e Francesco
Bellina, fotografo palermitano. Le 18 fotografie esposte negli
spazi della chiesa sono la narrazione di alcuni giorni dello
scorso settembre in cui l'artista sardo, che abita e lavora fra
Alghero e Milano, ha incontrato il fotografo siciliano - nel
luogo che quest'ultimo definisce casa - e ha vissuto con lui, in
un set tanto itinerante quanto aperto e reale.
Ballarò è il cuore oscuro di Palermo, incastonato nel centro
storico racchiude in sé tutte le contraddizioni di una città
che, qui più che altrove, è terra di frontiera, un luogo dove la
nuova immigrazione e i vecchi abitanti riescono a convivere più
o meno in pace, nonostante siano sull'orlo dell'abisso. È
probabilmente il quartiere che conserva meglio il fascino
trasgressivo di vicoli e di vite al limite, di emergenze
monumentali e di rovine.
In quei giorni di inizio autunno, Marras ha letteralmente
travolto luoghi, persone e cose: parcheggiatori abusivi, il
mercato del baratto, l'autolavaggio, il circolo Arci utilizzato
per backstage e fitting. Le sue creazioni sono divenute
pretesto, punto di partenza per una ricerca che unisce mondi
separati da distanze siderali. Il risultato è un documento della
vita reale del quartiere, un'incursione nel quotidiano dei suoi
abitanti di giorno e di notte, fra alberi di fico e macerie,
senza imposizioni e set preconfezionati ad uso flash. Le foto di
Bellina ci mostrano il volto di uomini e di donne, che per molti
un volto non ce l'hanno. Sono scatti neobarocchi dal bel taglio
compositivo, che sanno cogliere il senso della ricerca di Marras
e, al tempo stesso, trasformare situazioni, azioni ed eventi in
un percorso ricco di umanità e di nuove e diverse modalità di
comunicazione. I protagonisti delle foto indossano gli abiti che
Marras ha portato da Milano racchiusi alla rinfusa in due
valigie, divenendo gli interpreti di una maniera diversa di
concepire il patinato mondo della moda. "Re e regine per un
giorno" ci raccontano le loro storie senza infingimenti. Coi
loro sguardi, le posture, la spontaneità dei gesti, ci offrono
spunti nuovi che avvicinano universi lontani per cercare un più
diretto legame tra l'immagine e la realtà che la compone, fino
a decostruire e mutare la dimensione statica e contemplativa
dell'opera. Alcuni scatti sono esposti anche all'Hotel Villa
Igiea, partner della mostra.
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