Pericolosamente alla guida:
distrazione, stanchezza, uso di sostanze e velocità eccessiva
sono compagni di viaggio di molti giovani conducenti. Tra gli
under 25 che abitualmente portano un mezzo a due o quattro ruote
- automobile, moto, motorino, microcar, bicicletta o monopattino
- ben 1 su 5 racconta, infatti, di essere spesso con la testa
tra le nuvole proprio mentre imbraccia il volante o il manubrio.
E una quota simile (21%) ammette di essere stata coinvolta in
incidenti a causa dei propri comportamenti errati, a cui si
potrebbe aggiungere una platea ancora più ampia - 4 su 10 - che
ammettono di esserci andati molto vicini.
Una confessione choc che giunge proprio dai 2.075 giovani -
tra i 16 e i 24 anni - interpellati da una ricerca del portale
Skuola.net in collaborazione con Autostrade per l'Italia,
nell'ambito del progetto di sicurezza stradale a scuola "Non
chiudere gli occhi", iniziativa figlia di una campagna di
sensibilizzazione rivolta direttamente ai giovani.
Segnalando come, anche nell'epoca del ride sharing e della
mobilità sostenibile, nonché del mezzo di trasporto individuale
additato tra i responsabili del cambiamento climatico, le
ragazze e i ragazzi che si mettono alla guida restano comunque
tanti: nel campione osservato, i conducenti abituali sono circa
la metà. E, purtroppo, molti di loro sono già viziati da alcune
cattive pratiche.
A partire dal mancato rispetto dei limiti di velocità: quasi
4 giovani su 10, alla guida di un qualsiasi mezzo di
locomozione, ammettono di viaggiare sempre (11%) o spesso (27%)
oltre il consentito. Anche la necessaria lucidità, richiesta a
qualsiasi conducente, è una merce che non sempre si trova: circa
1 su 7 dice di mettersi frequentemente alla guida quando è
assonnato o comunque molto stanco. E se consideriamo coloro a
cui è capitato almeno una volta, la platea si allarga fino al
70% dei "piloti" intercettati dalla ricerca.
Purtroppo, non manca un altro grande classico: la guida in
stato di alterazione psicofisica. Infatti, 1 su 6 confessa di
aver guidato a volte (11%) se non spesso (6%) con la mente
annebbiata da alcol o "sostanze".
Sul fronte smartphone alla guida, 1 su 5 ammette di armeggiare
costantemente con il proprio dispositivo, quando invece
dovrebbero prestare la massima concentrazione alla strada. È una
percentuale che desta preoccupazione, ma è importante constatare
che il 34% cerchi di limitare al massimo queste distrazioni e
che il 46% dichiari di attenersi al codice della strada e a
quello del buon senso, evitando di buttare l'occhio a chat,
social e video mentre è sulla strada.
Tuttavia, a chi capita di tenere uno smartphone tra le mani
anche in marcia, a volte accade di esagerare: ben 4 su 10 hanno
prodotto contenuti digitali come video, selfie e dirette social.
Portando a immaginare che i casi di cronaca che vedono i giovani
come protagonisti in negativo, proprio a causa di questa cattiva
abitudine, siano pure limitati rispetto alla diffusione del
fenomeno.
Una considerazione simile si può estendere anche ad un'altra
casistica: quando capita di dover scegliere se salire o meno in
macchina con un conducente che non è in condizioni di guidare -
perché ubriaco, assonnato o altro - in 4 casi su 5 si opta per
la soluzione più rischiosa, ovvero accettare il passaggio,
ignorando la paura o facendo finta di nulla. E la cosa ancora
più allarmante è che non si tratta di uno scenario così raro: è
capitato a oltre un terzo degli intervistati (36%).
Paradossalmente, invece, il senso di prudenza o di rispetto
delle norme viene ben digerito quando si tratta delle regole
base di circolazione stradale previste per il mezzo che
conducono: cinture, casco e limiti sui passeggeri a bordo pare
siano sempre rispettati dal 60% dei giovani intervistati, a cui
si aggiunge un 18% che tendenzialmente rispetta le regole pur
con qualche dimenticanza. E oltre la metà dei conducenti (53%)
invita sempre i suoi eventuali passeggeri a fare lo stesso.
In questa generazione, dunque, c'è del buono su cui lavorare,
a partire proprio dalla consapevolezza dei rischi di alcuni
comportamenti. Infatti, solo il 24% non pensa mai alle possibili
conseguenze sulle persone di una certa "disinvoltura" in strada.
Una percentuale che, però, raddoppia tra coloro che si
dichiarano molto distratti alla guida. Inoltre, in questa
porzione del campione, come era lecito attendersi, la frequenza
degli incidenti provocati quadruplica rispetto alla media
generale: 3 "distratti" su 4 ne sono stati protagonisti.
A fare da volano a questa diffusa "diseducazione stradale",
potrebbe essere determinante la quasi totale assenza nella vita
degli adolescenti e dei giovani adulti della corretta
informazione sul tema, che aiuti a comprendere gli effetti sulla
vita reale di certi comportamenti al di là delle sanzioni civili
o penali. Eppure, si tratta di argomenti che rientrano a pieno
titolo nelle linee guida sull'Educazione Civica, teoricamente
obbligatoria a scuola ma discrezionale nel programma
effettivamente svolto da ogni singola classe. Tanto è vero che
appena il 14% dei giovani coinvolti nell'indagine afferma di
aver trattato abitualmente l'educazione stradale tra i banchi
durante la carriera scolastica; a cui si affianca un 32% a cui è
capitato una singola volta. Tutti gli altri - il 54% degli
intervistati - non sono mai stati mai raggiunti da iniziative di
questo tipo.
Risulta quindi fondamentale incrementare il numero di studenti
da raggiungere, con proposte didattiche pensate per supportare i
docenti chiamati a sviluppare le ore di insegnamento di
Educazione Civica. Proprio in questo contesto si inserisce il
"Progetto sicurezza stradale a scuola - Non chiudere gli occhi",
con il quale Autostrade per l'Italia offre agli insegnanti delle
scuole secondarie di secondo grado di tutto il paese un
pacchetto di attività sull'educazione stradale.
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