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In evidenza
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Responsabilità editoriale di ASviS
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Bastano pochi ma significativi dati per comprendere la gravità del fenomeno siccitoso che ha colpito e sempre di più colpisce il nostro Paese e l’Europa intera a causa dei cambiamenti climatici e che nel 2022 ha fatto registrare il suo picco massimo. A descrivere la situazione è il documento rilasciato da alcuni esperti di Cassa depositi e prestiti (Cdp) che hanno analizzato la relazione che intercorre tra risorse idriche e politiche energetiche alla luce della transizione ecologica necessaria per raggiungere la neutralità climatica.
Infatti, oltre ad alterare la portata dei fiumi e dei corsi d’acqua, la carenza del cosiddetto “oro blu”, ovvero l’acqua, incide profondamente su settori diversi: dall’agricoltura all’energia e all’industria, con notevoli ripercussioni economiche e sociali. Inoltre, secondo lo studio, per garantire i fabbisogni necessari per i diversi utilizzi (civile, irriguo, produzione di energia, industriale) al 2050 la domanda di acqua raddoppierà o triplicherà.
In tale contesto, per garantire la sicurezza idrica è necessario riorganizzare in modo ottimale il sistema dello stoccaggio dell’acqua e potenziare le infrastrutture. A livello europeo si stima che la perdita economica legata alla siccità sia pari a circa 9 miliardi di euro all’anno, dove il settore agricolo è quello più colpito (con perdite tra il 39% e il 60%) seguito da quello energetico (22-48%). In Italia, tra il 2000 e il 2022, i danni dovuti a tale fenomeno sono stati stimati in circa 20 miliardi di euro.
Per quanto riguarda il settore energetico, il crescente stress idrico pone seri rischi per la sicurezza del sistema, in quanto l’acqua è un input essenziale sia per la generazione elettrica, la produzione di combustibili fossili e biocarburanti che per il processo di transizione, che richiede lo sviluppo di alcune tecnologie a basse emissioni di carbonio con un elevato consumo di acqua. Già nel 2022, la grave scarsità di risorsa idrica registrata ha messo a dura prova la produzione idroelettrica. L’Italia, con una contrazione del 38% circa rispetto all’anno precedente, è il Paese europeo che ha risentito maggiormente della carenza d’acqua, seguito da Francia e Spagna.
Alla luce di ciò, preservare il ruolo della produzione idroelettrica appare particolarmente strategico. Il comparto, infatti, è in grado di offrire al contempo stabilità e flessibilità al sistema elettrico, accompagnando le fluttuazioni della domanda e l’accumulo di energia, soprattutto quella proveniente dalle fonti intermittenti come fotovoltaico ed eolico. Tale rilevanza risulta ancora maggiore alla luce degli obiettivi di sviluppo fissati dal Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) e incrementati ulteriormente dal pacchetto Fit for 55, da RepowerEU e dal Piano per la transizione energetica.
Tuttavia, nonostante la performance particolarmente negativa, l’idroelettrico a fine 2022 è ancora la prima fonte di produzione di elettricità rinnovabile con il 28,4% del totale nel Paese.
Le difficoltà legate alla carenza idrica non sono però circoscritte solo all’idroelettrico, ma anche alla produzione delle centrali termoelettriche che richiedono elevati quantitativi di acqua per il raffreddamento degli impianti. In prospettiva, la scarsità idrica potrebbe porre vincoli anche al processo di transizione energetica. Alcune tecnologie a basse emissioni come i biocarburanti, l’idrogeno, la cattura del carbonio necessitano di un elevato fabbisogno d’acqua, che, se non soddisfatto, potrebbe frenare il raggiungimento della neutralità climatica.
Inoltre, alcune delle materie prime strategiche per lo sviluppo delle tecnologie green evidenziano un’impronta idrica significativa. L’attività estrattiva, infatti, necessita di ingenti quantità d’acqua nelle fasi di esplorazione, estrazione, lavorazione iniziale e trasporto.
In questo contesto, diventa imprescindibile agire attraverso politiche idriche ed energetiche integrate per trovare un equilibrio sostenibile nell’uso delle risorse.
Adottare misure per migliorare l'efficienza delle centrali elettriche, implementare sistemi di raffreddamento avanzati e assicurare un uso migliore dell'acqua non dolce, aumentando il riciclo e il riuso, può contribuire a garantire che i piani di decarbonizzazione portino a un uso più responsabile dell’acqua.
Il contributo dell’idroelettrico alla transizione energetica, inoltre, richiede una valutazione in termini di efficienza e sostenibilità. Infatti, le attuali soluzioni tecnologiche si caratterizzano per rendimenti particolarmente elevati, con un coefficiente di trasformazione nell’ordine del 70-75% (il valore di efficienza di un impianto termoelettrico, è di circa il 40%); mentre in ottica sostenibile la risorsa idroelettrica presenta i valori di emissioni climalteranti più contenuti durante l’intero ciclo di vita rispetto ad altre tecnologie energetiche. Inoltre, l’adozione del Piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), in attesa di approvazione, potrebbe essere uno strumento importante per ridurre i rischi derivanti dai cambiamenti climatici e migliorare la capacità di adattamento dei sistemi socioeconomici e naturali. In particolare, il Piano evidenzia la forte connessione tra risorse idriche e settore energetico, annoverando come aree di vulnerabilità i sistemi di raffrescamento delle centrali termoelettriche e la produzione idroelettrica. Viene promosso per esempio l’utilizzo di tecnologie capaci di ridurre la dipendenza dalla disponibilità di risorse idriche, come i sistemi di raffreddamento a ciclo chiuso o ad aria.
Relativamente allo stoccaggio della risorsa idrica, per far fronte ai cambiamenti climatici, sarebbe opportuno aumentare i volumi dei serbatoi, facilitando, ad esempio, gli interventi per ridurre l’interrimento delle dighe dovuto all’accumulo di sedimenti di materiali nel bacino idrografico trasportati dai fiumi che si riversano nell’invaso.
Infine, gli interventi di manutenzione e ammodernamento, attraverso anche il ricorso a nuove tecnologie e alla digitalizzazione, potrebbero migliorare la producibilità e la flessibilità degli impianti, riuscendo a garantire buone rese anche in condizioni di minore disponibilità della risorsa idrica.
di Elita Viola
Responsabilità editoriale di ASviS
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