(di Fausto Gasparroni)
"Il processo di pace è
un passo significativo, persino audace, che ha avuto prima di sé
anni di trattative, di negoziazioni. Ma dico subito che
concentrare lo sguardo sulla visita del Papa sul processo e
sugli accordi di pace è già uno sbaglio". Guzman Carriquiry
Lecour, avvocato e docente uruguayano, segretario incaricato
della vicepresidenza della Pontificia Commissione per l'America
Latina e in quanto tale il laico col grado più alto nella Curia
vaticana, invita a guardare al viaggio di papa Francesco in
Colombia, che ha contribuito a preparare e a cui parteciperà
come membro del seguito, senza eccessive semplificazioni.
"Il Papa - spiega conversando con i giornalisti - considera
il processo di pace dentro un lungo processo di pacificazione
del paese. E per pacificare il paese dopo più di 60 anni di
violenza, con una cultura di violenza radicata a livello di
tutto il popolo colombiano, ci vogliono sì queste negoziazioni
verso accordi di pace che si possano realizzare, ma ci vuole un
grande movimento di rigenerazione spirituale, di riconciliazione
nella società colombiana. Ci vuole che le cause che generano la
violenza siano affrontate. Il 50 per cento dei colombiani è
sotto il limite della povertà. La cultura della droga, del
narcotraffico, che avvelena la vita del paese. E poi gli accordi
di pace non possono essere aperti alle ambizioni dei partiti
politici: perché si rafforzino e si realizzino devono diventare
obiettivo nazionale, suscitare la maggiore convergenza possibile
al livello della società colombiana".
Cosa ci si può aspettare, dunque, dalla visita? "Io aspetto
che il Papa, per grazia dello Spirito Santo e della sua
esperienza pastorale, sia capace di raggiungere il cuore di
tutti i colombiani: è questo che spero. Che raggiunga il cuore
di tutti i colombiani con il messaggio del Vangelo. Perché il
Vangelo è la più grande forza rivoluzionaria di rigenerazione
nazionale, di riconciliazione per la società colombiana. Io sono
convinto - aggiunge Carriquiry - che è quello che aspetta il
Papa. Perciò quando riduciamo la presenza del Papa a a soggetto
politico ci sbagliamo completamente".
Secondo il numero due della Pcal, "la Colombia è ancora una
forte cristianità, piena di contraddizioni, una forte
cristianità radicata nel popolo e allo steso tempo la nazione
che vive una cultura della violenza una cultura della droga e
del narcotraffico, una corruzione che serpeggia un po' ovunque,
60 anni di guerra, sfollati, rifugiati: un paese che vive una
cristianità che vive tutte queste contraddizioni. Il Papa
certamente va per richiamare questa cristianità della Colombia
alla sorgente stessa che possa metterla in movimento per
affrontare a fondo questi problemi. La sorgente stessa è
chiedere a tutti i colombiani un incontra personale con Cristo
che cambi la vita, che cambi la vita personale e familiare, che
cambi la vita sociale. Certamente lì c'è il punto capitale".
Per Carriquiry, "l'attesa della gente colombiana è
sorprendente, impressionante. Da mesi tutti i giornali, tutte le
radio, tutte le televisioni quotidianamente parlano del Papa. e
credo che i colombiani sanno della vita del Papa, tutto.
Assolutamente tutto. E' impressionante, e d'altro canto con un
affetto con un rispetto con una devozione per la persona del
papa del successore di Pietro che è papa Francesco che è
impressionante Dunque sarà un abbraccio molto speciale di tutto
il popolo colombiano al Papa".
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