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A Roma opere di Mimì Quilici Buzzacchi

A Roma opere di Mimì Quilici Buzzacchi

Grafiche e paesaggi alla Galleria d'Arte Moderna

ROMA, 22 settembre 2016, 19:44

di Nicoletta Castagni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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ROMA - Le famose xilografie, i paesaggi giovanili di segno espressionista e quelli quasi astratti della piena maturità, i dipinti e i ritratti degli artisti, amici e compagni di strada: la produzione di Mimì Quilici Buzzacchi (Medole 1903 - Roma 1990) è al centro di una bella mostra allestita da domani al 27 novembre, a Roma, negli spazi della Galleria d'Arte Moderna. Esposte circa 50 opere provenienti dall'Archivio della famiglia e dalle raccolte del museo romano, che ancora una volta aiuta il pubblico a riscoprire l'arte declinata al femminile.

La mostra, che è stata realizzata nell'ambito della grande rassegna dedicata alle Quadriennali d'Arte dal 1931 al 1939, si intitola 'Mimì Quilici Buzzacchi. Tra segno e colore', a sottolineare le due anime di questa artista autodidatta, che, nel campo della grafica, spiega la curatrice Federica Pirani, seppe affinare una tecnica eccezionale. Notissima dunque per la sua opera incisoria, che, come testimonia la sezione conclusiva del percorso espositivo, praticò con continuità fin dagli esordi, Mimì Quilici Buzzacchi ha attraversato il '900 lavorando in un continuo confronto con i protagonisti della cultura del suo tempo.

Incoraggiata da Filippo De Pisis, tra i primi a coglierne le qualità, crebbe professionalmente a Ferrara, negli anni in cui ne celebrava il mito Achille Funi, che con Tato, Carlo Socrate e molti altri, fu tra gli amici più cari dell'artista e del marito, il giornalista Nello Quilici (direttore del Corriere Padano). Negli anni '30 partecipò assiduamente alle esposizioni nazionali e internazionali più importanti, come le Biennali veneziane e le Quadriennali di Roma, e prese parte (con Funi e gli altri artisti dell''officina ferrarese') al progetto decorativo che interessò i molti edifici realizzati in Libia durante il governatorato di Italo Balbo realizzando un affresco nella cappella del Villaggio Corradini (1938-40).

Ecco dunque che tanto nella grafica quanto nella pittura a predominare è la tematica del segno, dice la Pirani, basta seguire l'evoluzione dei suoi paesaggi, che passano dalle marine, dalle campagne e dagli scorci ferraresi di ispirazione espressionista ai fiumi, ai mari, ai canali in cui il dialogo tra luce e colore sfocia in un'intima astrazione. La lunga stagione romana, con le sue meditazioni sui mutevoli paesaggi del Tevere che scorreva davanti alla sua casa al quartiere Flaminio e lo scenario della collina di Monte Mario e di Villa Madama, vede la sua pittura farsi interprete di una profonda intesa dove la raffinatissima vibrazione cromatica intrecciata ancora al segno, struttura sempre presente a sottendere l'impianto di ogni opera, ha dato luogo a visioni dolcemente astratte. 

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