Il Museo Campano di Capua
(Caserta), noto per il suo patrimonio archeologico che spazia
dalle Matres alle epigrafi edite da Theodor Mommsen, ospita da
sabato 13 novembre la mostra "LEIB_Il corpo vivente" di Danilo
Ambrosino a cura di Olga Scotto di Vettimo. Il progetto
espositivo è stato realizzato con il contributo della Regione
Campania e della rassegna "Vestigia sui sentieri delle matres",
in collaborazione con il MANN - Museo Archeologico Nazionale di
Napoli, e con il patrocinio della Provincia di Caserta e della
Città di Capua e sotto il Matronato della Fondazione Donnaregina
per le Arti Contemporanee.
La mostra inaugura un nuovo corso espositivo fortemente
voluto dal Museo Campano che porti alla luce la relazione tra
antico e contemporaneo; saranno in particolare visibili circa 20
opere di Danilo Ambrosino a cui si affiancheranno i contributi
tecnologici e digitali provenienti dalla mostra "I Gladiatori",
attualmente esposta al Museo Archeologico Nazionale di Napoli,
insieme alla collezione del Museo Campano relativi sempre alla
tematica dei guerrieri. Un ampio progetto che vede insieme
coinvolte tra le più importanti strutture archeologiche museali
della Regione Campania e che proietta il sito di Capua tra le
grandi realtà nazionali ed internazionali.
"La mostra - spiega Rosalia Santoro, presidente del Museo
Campano Capua - è stata concepita come la prima tappa di un
percorso esemplare che, coniugando antico e presente, faccia
riflettere, tramite l'attento studio del corpo umano e delle sue
ferite, le vicende legate all'uomo che ora è eroe, ora profugo,
ora vittima: un diaframma fisico che lascia intravedere, oltre
la sua matericità, gli aneliti e le ferite dello spirito".
L'opera di Danilo Ambrosino rappresenta e indaga il corpo
come diaframma di separazione tra l'Io ed il Noi non assunto
come corpo-oggetto (Körper), ma come corpo vivente e sensiente,
portatore di esperienza (Leib). La rappresentazione della forma
umana riproposta nelle opere consente una riflessione a
prescindere dall'approccio puramente estetico, assumendo
testimonianze del mondo antico facendo luce sulla produzione
artistica contemporanea intesa come momento unico di indagine
storica e sociale. I corpi di Danilo Ambrosino appartengono a
migranti, profughi, viaggiatori ancora oggi, da sempre e per
sempre, intenti a tessere la trama tragica, epica ed eroica di
una vicenda sociale complessa che garantisce l'esistenza
collettiva. Attraverso l'uso di un medium pittorico che
trasforma il corpo umano in pretesto utilizzandolo come
strumento, l'artista rende il pubblico partecipe del fare
propria l'esperienza del corpo, intesa quale esperienza
dell'altro, operando un passaggio, mai scontato, dal solus ipse
all'alter ego. Tra gli scuri dei corpi, l'artista lascia spazio
a improvvisi bagliori aurei, che come le cicatrici degli antichi
Gladiatori, combattenti per la libertà, evidenziano la magmatica
drammaturgia che lega l'origine al presente.
"Un plauso al Museo Provinciale Campano di Capua - sottolinea
Paolo Giulierini, direttore del Museo Archeologico Nazionale di
Napoli - che introduce prepotentemente la volontà di
disseminare, tramite i nuovi linguaggi, le proprie sale,
permettendo al Presente di contaminarsi vicendevolmente con il
Passato, abbattendo le porte della cronologia e riconducendo
l'esperienza ad un'unica dimensione spazio-temporale".
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