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La superficie di Marte 'velenosa' per la vita

La superficie di Marte 'velenosa' per la vita

Cocktail tossico di ossidanti e raggi Uv uccide microrganismi

06 luglio 2017, 19:55

Redazione ANSA

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Rappresentazione artistica di una tempesta solare su Marte (fonte: NASA/GSFC) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Rappresentazione artistica di una tempesta solare su Marte (fonte: NASA/GSFC) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Rappresentazione artistica di una tempesta solare su Marte (fonte: NASA/GSFC) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Marte ha una superficie 'velenosa', incompatibile con la vita: colpa dei composti chimici ossidanti presenti nel suolo che, uniti all'intensa radiazione ultravioletta, generano un mix tossico capace di uccidere le cellule batteriche nel giro di pochi minuti. Lo dimostra una simulazione condotta nei laboratori britannici del Centro per l'astrobiologia dell'Università di Edimburgo.

Lo studio, pubblicato su Scientific Reports, ha preso in esame dei particolari composti chimici ossidanti presenti nel suolo marziano, i perclorati, e ha provato a misurarne la reattività con i raggi Uv ad onda corta, simili a quelli che colpiscono la superficie marziana fino ad una profondità di un millimetro. Questo 'cocktail', riprodotto in laboratorio, ha dimostrato di essere letale per le cellule di un batterio comune (il Bacillus subtilis) che viene solitamente usato nei laboratori per verificare l'efficacia delle procedure di sterilizzazione. Come se non bastasse, l'azione battericida dei perclorati potrebbe essere ulteriormente potenziata da altri due componenti del suolo marziano, gli ossidi di ferro e il perossido di idrogeno, capaci di agire in sinergia.

Questi risultati, comunque, "non escludono che possano esserci forme di vita negli strati sottostanti dove non arrivano i raggi Uv, dal momento che esistono microrganismi capaci di sopravvivere in presenza di sostanze ossidanti come i perclorati", spiega la microbiologa Diana Margheritis di Thales Alenia Space (Thales-Leonardo). "Per questo la missione Exomars 2020 dell'Agenzia spaziale europea (Esa) andrà a indagare il sottosuolo scavando fino ad una profondità di due metri", ricorda l'esperta, che è anche responsabile della protezione planetaria finalizzata a non contaminare Marte con spore di batteri terrestri trasportate dalla sonda spaziale.

"Leggendo i risultati di questo studio potrebbe sembrare che il nostro lavoro sia più facile, perché i batteri non sopravvivono sulla superficie di Marte, ma in realtà - sottolinea Margheritis - l'effetto battericida vale solo per il primo millimetro di profondità: quando un veicolo tocca il suolo va ben oltre, senza parlare poi del trapano. Per questo dobbiamo continuare a pulire e sterilizzare ogni elemento della sonda Exomars, evitando poi che si contamini nuovamente in fase di assemblaggio, test e lancio".

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