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Batteri in orbita per simulare la sopravvivenza su Marte

Batteri in orbita per simulare la sopravvivenza su Marte

Arrivati sulla Stazione Spaziale, esperimento parla italiano

ROMA, 25 luglio 2014, 11:01

Redazione ANSA

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Cianobatteri (fonte: Matthewjparker) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Cianobatteri (fonte: Matthewjparker) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Cianobatteri (fonte: Matthewjparker) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Impacchettati in contenitori molto speciali, batteri specializzati nel sopravvivere in condizioni estreme sono stati 'spediti' dall'Italia sulla Stazione Spaziale Internazionale per simulare la sopravvivenza sulla Luna e Marte. Sono il materiale degli esperimenti internazionali Boss (Biofilm Organisms Surfing Space) e Biomex (BIOlogy and Mars Experiment), coordinati entrambi dall'Agenzia Spaziale tedesca Dlr e ai quali l'Italia partecipa con l'università di Roma Tor Vergata.

Ad essere spediti nello spazio con un razzo Proton sono i cianobatteri, microrganismi che ricavano energia dalla luce attraverso la fotosintesi. Il Laboratorio di Astrobiologia dell'università di Tor Vergata, diretto da Daniela Billi, li sta studiando da anni. Il contenitori con il quale sono andati nello spazio si chiama Expose-R2 ed è stato prodotto dall'Agenzia Spaziale Europea (Esa) e il 18 agosto sarà collocato all'esterno della Stazione Spaziale durante una passeggiata spaziale. ''Grazie al finanziamento ottenuto dall'Agenzia Spaziale Italiana - spiega Billi - sarà possibile investigare la tenacia di diversi estremofili selezionati per gli esperimenti, nell'ambiente spaziale e marziano (simulato in bassa orbita terrestre)¯. Obiettivo dell'esperimento è dimostrare che batteri di questo tipo, abituati ad ambienti estremi, possano tollerare l'ambiente spaziale e marziano simulato.

Nell'esperimento Biomex viene valutata la sopravvivenza dei batteri in presenza di rocce lunari e marziane, insieme a quella di grandi molecole biologiche. I risultati saranno utili per le future missioni in cerca di vita su Marte.
Abituati al deserto, i cianobatteri hanno finora mostrato di avere una straordinaria resistenza al disseccamento e ai raggi ultravioletti e anche precedenti test hanno mostrato una notevole resistenza al vuoto. Sono dati che per Daniela Billi ''suggeriscono che, una volta riportati a Terra e reidratati, abbiano la potenzialità di riaccendere il metabolismo e riparare i danni indotti, compresi quelli al Dna. La sfida risiede nel fatto che nello spazio gli estremofili terrestri saranno esposti non solamente alle condizioni simulate a Terra, ma ad una combinazione di vuoto, estremi di temperatura, radiazioni cosmiche e solari¯.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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