Misurate per la prima volta alcune
proprietà elettriche delle cellule cardiache sfruttando
un'analogia con la capacità delle rocce nel condurre la corrente
elettrica. Lo studio, svolto in collaborazione con il
laboratorio europeo di Spettroscopie non-lineari (Lens),
l'Università degli studi di Firenze e l'Università di Friburgo
in Brisgovia (Germania), è pubblicato su Proceedings of the
National Academy of Sciences of the United States of America
(Pnas). "Il lavoro - spiega Leonardo Sacconi - ha tratto
ispirazione da una ricerca pubblicata nel 1951 in ambito
geologico, nel quale la velocità di diffusione dell'acqua
all'interno di rocce porose è stata ricavata misurando la
capacità delle rocce nel condurre la corrente elettrica. Le
cellule cardiache sono caratterizzate da una complessa rete
intracellulare, denominata rete tubulare, responsabile della
propagazione elettrica all'interno della cellula". Immaginando
questa fitta rete di tubuli come la struttura porosa di una
roccia, gli studiosi sono riusciti ad ottenere informazioni
sulla propagazione elettrica a partire dalle loro
caratteristiche di diffusione studiate attraverso una tecnica
microscopica avanzata denominata Frap (Fluorescence Recovery
After Photobleaching).
Secondo gli esperti le scoperte potrebbero avere, in un
prossimo futuro, importanti ricadute in campo biomedico. "Con
questa innovativa metodologia - conclude Sacconi - è stato
possibile evidenziare anomalie della conduzione dei segnali
elettrici in presenza di importanti patologie come l'infarto
conclamato; anomalie nella propagazione possono indurre
disfunzioni meccaniche nel cuore con conseguente propensione
allo sviluppo di aritmie. Una migliore comprensione di questi
meccanismi potrebbe portare allo sviluppo di nuove terapie
mirate a questo genere di patologie".
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