Truffa alle Poste sul bonus
facciate, l'udienza preliminare del 2 luglio al tribunale di
Rovigo ha diviso le strade dei nove imputati. Uno ha patteggiato
4 anni di reclusione, un altro ha chiesto di patteggiare 3 anni
ma sarà un'udienza del 17 dicembre a verificare se ci sono i
presupposti, un terzo ha ottenuto di accedere ai servizi
socialmente utili (colui che era stato in precedenza il
difensore di fiducia di uno dei responsabili della truffa), due
imputate hanno patteggiato pene rispettivamente di 4 e 8 mesi,
un imputato e la società coinvolta verranno giudicati con rito
abbreviato il 17 dicembre, i restanti tre invece andranno a
dibattimento, quindi verranno giudicati con rito ordinario,
prima udienza il 3 ottobre. Si tratta di un'inchiesta della
Guardia di Finanza coordinata dalla procura di Rovigo per
plurimi tentativi di indebita percezione di erogazioni
pubbliche, false attestazioni ad ente pubblico, truffe aggravate
ai danni di ente pubblico, autoriciclaggio, riciclaggio e
favoreggiamento personale. Gli imputati producevano documenti
con firme false di proprietari immobiliari che non erano stati
informati di nulla, il tutto per generare crediti d'imposta
fittizi che trasferivano a società da loro stessi controllate
per truffare lo Stato e incamerare illecitamente denaro che
sarebbe dovuto servire per interventi mai realizzati su 28 unità
immobiliari. Al centro dell'inchiesta una società a
responsabilità limitata di Polesella. Gli imputati erano aiutati
da professionisti abilitati inserivano le pratiche nel portale
dedicato dell'Agenzia delle Entrate per ottenere i crediti e
trasferirli alle loro società. Poi cedevano i crediti a Poste
Italiane che credevano si trattasse di crediti buoni. Infatti
Poste li ha acquistati per complessivi 2 milioni e 186 mila
euro, divisi in 4 differenti bonifici. Alla fine uno degli
indagati trasformava la somma in denaro contante, non prima di
essersi trattenuto la percentuale pattuita per la ripulitura. Il
denaro è comunque stato sequestrato già prima della chiusura
indagini di questi giorni. Fondamentale in questa catena anche
il ruolo di intermediari abilitati che attestavano falsamente
l'esecuzione dei lavori. Il soggetto truffato, secondo la
procura, è Poste Italiane, perché è stata indotta a pensare che
i crediti esibiti fossero autentici.
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