Nessun grido o richiesta di aiuto
ascoltati nella notte, nonostante le poche decine di metri che
separavano Alex dal gruppo, anche qualora l'aggressione
ipotizzata fosse avvenuta nel punto più lontano raggiungibile a
piedi. Nessun segno che possa far ritenere i "curanderos"
protagonisti di uno scontro fisico con il ragazzo, e diverse
incompatibilità, soprattutto rispetto al tempo necessario ad
arrecare lesioni così profonde sul corpo di Alex, nel caso si
volesse immaginare l'intervento di terzi estranei al gruppo
presente quella notte all'abbazia sconsacrata di Santa Bona, di
Vidor (Treviso). Su questo sono gli stessi legali della famiglia
a ritenere che la lente della ricerca debba essere limitata al
circolo dei più vicini tra i partecipanti al rito. Infine,
nessuna possibilità di collegamento tra il giovane e una delle
figure delle presunte immagini riprese dalle videocamere
comunali che avrebbero immortalato un inseguimento nel buio del
centro storico, situato in posizione opposta e distante almeno
300 metri rispetto al corso del fiume Piave, dove il corpo è
stato nei giorni seguenti ritrovato. Gli investigatori stessi,
del resto, escludono l'esistenza di materiale video con tali
contenuti. È solo per la ferma certezza del procuratore della
Repubblica di Treviso, Marco Martani, che il caso si configuri
come omicidio volontario se le investigazioni continuano a
muoversi ricercando violenti aggressori e validi moventi che li
avrebbero spinti ad uccidere il 25enne di Marcon (Venezia). Va
ricordato, a questo proposito, che a sostenere l'impianto
accusatorio formulato dalla pubblica accusa, ancora verso
ignoti, è sostanzialmente l'esito dell'autopsia condotta due
giorni fa, secondo la quale Alex sarebbe entrato in contatto con
l'acqua del Piave solo quando, privo di sensi e in fin di vita,
i traumi subiti avevano già determinato una emorragia
gravissima. L'acqua inspirata in quegli ultimi attimi, cioè, da
sola non sarebbe stata sufficiente a provocare il decesso per
annegamento. Da qui lo scenario delineato dalla magistratura che
non concede possibilità ad una caduta accidentale nel letto
roccioso del fiume da un vicino punto a strapiombo alto dai
cinque ai dieci metri. Vale a dire l'ipotesi seguita nei primi
giorni, supponendo una folle corsa di Alex nel bosco notturno,
magari sotto l'effetto di sostanze psicotrope o colto dal panico
perché inseguito, e conclusa con un volo mortale nel burrone.
Comunque sia, nel frattempo sono state ascoltate praticamente
tutte le persone presenti la notte della scomparsa, alcune più
volte, oltre ad altri soggetti informati sui fatti che hanno
fornito "elementi utili alle indagini". La ricomposizione
genuina del quadro in cui è maturato l'evento, riferiscono fonti
investigative, è ormai completata e saranno ormai soltanto le
analisi tossicologiche sul corpo a fornire gli ultimi elementi
necessari a completare lo scenario. I due "curanderi" che
avrebbero seguito il ragazzo veneziano nel momento in cui si
sarebbe allontanato dalla abbazia sconsacrata sono a loro volta
stati interpellati e, al momento, a loro carico non ci sarebbero
elementi tali da attribuire loro responsabilità penali per
l'accaduto. Per domani mattina, in ogni caso, è previsto un
ulteriore sopralluogo nell'area della vecchia abbazia. La
Procura trevigiana ha intanto dato il nulla osta per il funerale
e la sepoltura di Alex, rito che verrà celebrato sabato alle 10
nella chiesa SS. Patroni d'Europa di Marcon.
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