Un oblio durato quasi due secoli ha
avvolto Fausto, opera semiseria in quattro atti che la musicista
francese Louise Bertin compose intorno al 1825. L'autrice, amica
di Hector Berlioz, aveva venti anni quando affrontò la vicenda
di Faust con energia e disinvoltura per un risultato che andò
oltre le aspettative del pubblico e conquistò la critica.
Orchestrazione piena di colori, cantabili affascinanti, cori
vigorosi... tutto faceva supporre che l'opera sarebbe entrata
nel repertorio. Invece, dopo tre sole rappresentazioni il
Théâtre-Italien nel 1831 chiuse e la partitura finì dimenticata
fino a oggi nei depositi della Bibliothèque nationale de France.
A ridarle vita è ora Palazzetto Bru Zane, l'istituto con sede
a Venezia impegnato nella riscoperta del patrimonio musicale
romantico francese, che ne pubblica il 26 gennaio la prima
registrazione mondiale nell'edizione cd/libro della sua collana
Opéra français, ormai ricca di 38 titoli. Louise Bertin
(1805-1877) scrisse anche il libretto tradotto in italiano da
Luigi Balocchi. L'opera fu rappresentata per la prima volta con
un tenore nel ruolo di Fausto, che tuttavia era stato
originariamente concepito per un mezzosoprano, Rosmunda
Pisaroni. È questa prima versione - mai eseguita nemmeno finché
visse la compositrice - che Christophe Rousset dirige qui in una
registrazione integrale con strumenti storici alla guida dei
Talens Lyriques e del Flemish Radio Choir e un cast vocale
formato da Karine Deshayes, Karina Gauvin, Ante Jerkunica, Nico
Darmanin, Marie Gautrot, Diana Axentii, Thibault de Damas. Il
libro di 192 pagine, ha testi di presentazione in francese e in
inglese e il libretto in italiano, francese e inglese. La
registrazione - realizzata nel giugno 2023 alla Seine Musicale
di Parigi - è disponibile in download e streaming sulle
piattaforme digitali, con libretto scaricabile online. L'opera
sarà messa in scena dall'Aalto-Musiktheater di Essen (Germania)
in coproduzione con Palazzetto Bru Zane il 27 gennaio con otto
repliche fino all'8 maggio con la direzione di Andreas Spering e
la regia di Tatjana Gürbaca.
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