Non lo afferma "con
certezza assoluta", ma Sindi Manushi, l'avvocata 31enne eletta
sindaca di Pieve di Cadore, un piccolo comune delle Dolomiti
bellunesi, crede con buone ragioni di essere la prima cittadina
di origini albanese di un'amministrazione locale italiana. "Non
ho trovato precedenti" racconta all'ANSA, spiegando di essersi
laureata nel 2017 all'Università di Trento in materia di
proprietà intellettuale nell'industria farmaceutica e di
lavorare attualmente per lo Studio Laward di Belluno,
occupandosi di diritto societario.
Manushi, proclamata sindaca come unica candidata della lista
'Pieve futura', è nata a Elbansan, una cittadina al centro
dell'Albania, ed è arrivata in Italia con la mamma e il fratello
22 anni fa per raggiungere il padre che si trovava già da tre
anni a Cortina d'Ampezzo e lavorava nel settore della
ristorazione. La sua famiglia faceva parte del ceto medio
albanese ma la famiglia Manushi ha scelto di espatriare per dare
ai figli una maggiore sicurezza di vita e una prospettiva
occupazionale in più.
La neo sindaca, dopo vari lavori per mantenersi agli studi, è
finita a Pieve di Cadore "perchè c'era già anche uno zio che
lavorava come cuoco a Cortina". "Di conseguenza - sottolinea -
siamo finiti anche noi nel comune dolomitico". Manushi è ben
conscia della difficile sfida che ora l'aspetta. "Io voglio
portare a Pieve l'energia di una 30enne che è consapevole che
qui i problemi sono tanti. Il primo obiettivo che voglio
raggiungere insieme ai consiglieri - conclude - sarà ristabilire
un ponte di comunicazione tra il comune e la cittadinanza, molto
provata dal periodo pandemico".
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