"L'aggressione
sferrata dall'Azerbaigian al Nagorno-Karabakh colpisce una
comunità già gravemente prostrata. Già prima dell'escalation
decisa oggi, 36.000 armeni erano sfollati all'interno del Paese,
mentre altri 120.000 sperimentavano una realtà drammatica". Lo
sottolinea il direttore della fondazione pontificia Aiuto alla
Chiesa che Soffre.
"Il blocco del 'Corridoio di Lachin' - spiega Monteduro -
impedisce infatti già da tempo il transito di cibo, forniture
mediche e altri beni essenziali, determinando così le condizioni
per l'imminente distruzione fisica della comunità di armeni. Non
a caso, autorevoli osservatori hanno parlato di rischio
genocidio a causa della fame. Anche il Patriarca di Cilicia
degli Armeni Cattolici, Raphael Bedros XXI Minassian, ha
recentemente denunciato le ignobili condizioni di vita imposte
dall'Azerbaigian a 120 mila persone isolate dal mondo". "Le
notizie che ora giungono dall'area interessata dal conflitto
testimoniano pertanto la coerente prosecuzione del progetto di
distruzione di un'intera popolazione", rileva il direttore della
fondazione pontificia.
Aiuto alla Chiesa che Soffre "è vicina alle vittime di questa
ingiustificata aggressione, in particolare alle comunità
cristiane armene, e auspica che alle voci di condanna elevate da
numerosi Stati e istituzioni internazionali facciano seguito
interventi tempestivi per salvare la popolazione minacciata".
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