(di Fausto Gasparroni)
La Chiesa italiana si impegna nel
campo delle Comunità energetiche rinnovabili, cioè i casi
insiemi di cittadini, attività commerciali, artigiani,
industriali, piccole e medie imprese che si uniscono per la
produzione, condivisione e lo scambio di energia elettrica ad
impatto zero prodotta attraverso impianti di energia
rinnovabile. L'energia condivisa tra i membri della comunità,
nella forma dell'autoconsumo, dà diritto anche a un incentivo
economico.
A tale proposito la Conferenza episcopale italiana ha varato
uno specifico Vademecum, preparato dal Tavolo tecnico sulle
Comunità energetiche rinnovabili della Segreteria generale. Il
documento è stato presentato questo pomeriggio presso la sede
della Cei, a Roma: all'incontro sono intervenuti il card. Matteo
Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, il
ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto
Pichetto Fratin, Paolo Arrigoni, presidente del Gestore dei
Servizi Energetici (Gse), con l'ad Vinicio Mosè Vigilante.
Il Vademecum, ha spiegato il card. Zuppi, intende promuovere
"un dibattito costruttivo all'interno delle nostre comunità
rispetto a che cosa possiamo fare per favorire uno sviluppo più
sostenibile e un uso più solidale delle risorse ambientali,
nella speranza di incoraggiare la nascita di progettualità in
questo ambito all'interno della Chiesa". "Tanto più - ha
aggiunto - le Comunità energetiche saranno innanzitutto
'comunità', raccogliendo le energie migliori all'interno delle
nostre Chiese e della società più in generale tanto più sapranno
includere i soggetti più fragili e svantaggiati creando percorsi
virtuosi; tanto più sapranno essere strumento per una corretta
gestione dei beni e delle risorse affidate alle Chiese per le
generazioni future di fedeli".
Il ministro Pichetto Fratin ha fatto riferimento alla stesura
del decreto sulle Comunità energetiche rinnovabili, ringraziando
la Cei "per il proprio contributo, per le proprie osservazioni".
"E' in questa sede - ha ricordato - che abbiamo lavorato alla
questione della mutualità al fine di non avere la riduzione
della quota di beneficio. E la cosa è servita poi in sede di
trattativa europea, quando ci hanno posto la questione delle
imprese". Ecco perché, ha spiegato, "questo prodotto ha più
mani. E ci ha permesso di arrivare ad avere un prodotto, in
questo momento, che può essere importante. Prima di tutto sotto
l'aspetto ambientale, perché sviluppa il percorso delle energie
rinnovabili, dove abbiamo la sfida mondiale, non solo la sfida
Paese, quella della de-carbonizzazione. Ed è rilevante,
permettetemi, sotto l'aspetto culturale, perché significa una
start-up giuridica, ma di dimensioni colossali, che investirà
centinaia di migliaia di soggetti, di persone o di famiglie, che
partecipano a questo che non vuole essere un semplice
esperimento, ma un'esperienza importante di produzione e di
autoconsumo".
L'ing. Arrigoni, il cui Gse ha collaborato alla redazione del
Vademecum Cei, ha sottolineato che le Comunità energetiche
rinnovabili "sono un driver importante nella transizione
energetica e, lo stanno già facendo, sapranno diffondere ancor
di più la cultura della sostenibilità nel Paese, perché stanno
stimolando famiglie, piccole e medie imprese, realtà
territoriali, sindaci, amministratori locali, enti del terzo
settore, enti religiosi, ad essere protagonisti nella
transizione energetica, secondo una logica che dal basso va
verso l'alto". Il Vademecum ha carattere divulgativo, di
formazione e di informazione, come supporto e guida "per le
parrocchie e le diocesi, in generale gli enti religiosi, per
pianificare, progettare e realizzare le Comunità energetiche
rinnovabili, e per consentire attraverso l'autoconsumo diffuso,
di rafforzare il ruolo delle comunità locali. E di essere gli
enti religiosi anch'essi protagonisti nella transizione
ecologica per contrastare i cambiamenti climatici e la perdita
della biodiversità".
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