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In evidenza
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In collaborazione con Sanità e politiche sociali
I risultati del monitoraggio
riguardo all'investimento 'Casa come primo luogo di cura' del
Pnrr diffusi da Agenas "confermano il dato molto positivo
relativo ai pazienti trattati in Adi (Assistenza domiciliare
integrata), uno dei parametri monitorati per i Lea (Livelli
essenziali di assistenza)". Lo comunica l'Usl della Valle
d'Aosta.
Gli obiettivi per il 2026 "prevedevano un incremento numerico
altissimo per la Valle d'Aosta, ma già per il 2023 l'Azienda
sanitaria ha interamente recuperato il gap, con un +104%,
superando di slancio l'obiettivo relativo all'anno scorso e
mettendosi al passo con gli obiettivi che dovrà garantire per il
2024, 2025 e 2026".
I nuovi pazienti valdostani over 65 con necessità di cure
domiciliari raggiunti nel 2023 sono stati 2.080 contro i 2.001
definiti dall'obiettivo ministeriale. "Oltre alla risposta
efficace al bisogno di cure di una parte fragile e in crescita
della popolazione (gli anziani), un buon funzionamento dell'Adi
- spiega l'azienda sanitaria - consente al sistema sanitario un
notevole risparmio, infatti la presa in carico efficace a
domicilio si traduce in pazienti che non andranno più in Pronto
soccorso e soprattutto non avranno più la necessità di essere
ospedalizzati".
"Parte del recupero - sottolinea il direttore generale Usl,
Massimo Uberti - è dovuto a un effettivo aumento dei casi presi
in carico e parte alla correzione di quella distorsione che
denunciammo sui dati Lea 2021 e che peseranno ancora nel 2022:
non venivano contate le Adi dove il personale Oss è messo a
disposizione dalle Comunità montane (la maggioranza dei casi),
in conformità alla normativa della Regione autonoma".
A livello nazionale l'investimento 1.2.1 'Assistenza
domiciliare' persegue l'obiettivo di aumentare il volume delle
prestazioni rese in assistenza domiciliare fino a prendere in
carico, entro giugno 2026, almeno 800.000 nuovi pazienti over
65, corrispondente al 10% della popolazione di età superiore ai
65 anni (in linea con le migliori prassi europee), rispetto
all'attuale circa 5% in media tra le diverse regioni italiane.
In collaborazione con Sanità e politiche sociali
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