L'Aula di Palazzo Cesaroni, dopo
un partecipato dibattito, su proposta di Marco Squarta (Fdi),
accettata dal promotore della mozione, Thomas De Luca (M5S), ha
deciso di rimandare alla commissione consiliare competente, con
la condivisione unanime dell'Aula, la proposta di "Revisione dei
requisiti previsti dalla legge regionale 23/2003 per
l'assegnazione di alloggi di edilizia residenziale sociale
pubblica".
In sostanza - spiega una nota della Regione - il capogruppo
pentastellato chiedeva alla Giunta regionale di approvare un
disegno di legge da inviare con procedura d'urgenza
all'Assemblea legislativa per una modifica della legge volta ad
abrogare la parte che impone a tutti i componenti del nucleo
familiare di possedere i requisiti per poter partecipare ai
bandi per le assegnazioni di alloggi di Ers pubblica o altro
tipo di contributi. Ma anche ad abrogare integralmente, per
quanto riguarda i requisiti soggettivi per l'accesso ai
contributi e all'assegnazione degli alloggi di Ers pubblica,
quanto ora previsto e cioè l'esclusione da tali requisiti il non
avere riportato condanne penali passate in giudicato a
condizione che la pena sia stata scontata o altrimenti estinta.
Nell'illustrazione dell'atto, De Luca, oltre ad aver portato
testimonianze dirette di cittadini esclusi dall'assegnazione
degli alloggi, ha ricordato che "tra le finalità della legge
regionale 23/2003 la Regione promuove politiche abitative tese
ad assicurare il diritto all'abitazione ed il soddisfacimento
del fabbisogno abitativo primario delle famiglie e persone meno
abbienti e di particolari categorie sociali. La Costituzione
italiana sancisce che 'le pene devono tendere alla rieducazione
del condannato'. La riabilitazione comporta costi importanti che
difficilmente possono essere affrontati da persone in stato di
indigenza anche per reati commessi a distanza di decenni".
"Una persona che ha sbagliato nella sua vita - ha detto De
Luca - ed ha pagato il proprio conto con la giustizia ha diritto
ad un pieno reinserimento sociale e a maggior ragione se si
tratta di persone in stato di indigenza sarebbe indispensabile
ai fini del reinserimento stesso che non siano precluse le
previste misure di sostegno rivolte alle fasce più deboli e alle
famiglie che versano in condizioni di maggior bisogno e di grave
disagio sociale. Vietare gli alloggi a chi ha scontato la pena,
anche per reati di minore entità e commessi in tempi lontani,
potrebbe rappresentare un elemento lesivo dei diritti
costituzionali. Inoltre, visto che le responsabilità penali sono
personali non dovrebbero ricadere sui famigliari soprattutto su
minori presenti nel nucleo. L'introduzione dell'obbligo di avere
una fedina penale pulita anche per tutti i componenti di un
nucleo familiare comprime di fatto un diritto sancito dalla
legge regionale punendo tutti quei cittadini che non hanno mai
commesso reati ma hanno l'unica colpa di avere relazioni
parentali con soggetti precedentemente condannati. Tutto questo
appare irragionevole soprattutto se a pagare sono minori".
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